Centro rimpatri in Albania da 134 milioni l’anno: Piantedosi lo difende, ma è scontro con l’opposizione

Piantedosi difende il Cpr albanese da circa 700 milioni in 5 anni: "Opere mafia-free". Ma è scontro con Bonelli: "Manca trasparenza".

Centro rimpatri in Albania da 134 milioni l’anno: Piantedosi lo difende, ma è scontro con l’opposizione

Difendere l’indifendibile “progetto Albania”. Era la missione alla quale ieri era chiamato il ministro degli Interni Matteo Piantedosi durante il question time alla Camera. Ovvero convincere i parlamentari – e quindi gli italiani tutti – che deportare a costi stratosferici dei poveri cristi in Albania (18.000 euro a migrante, nella prima “spedizione” di 16 persone), in una struttura (costata 800 milioni), nella quale i diritti dei migranti sono sospesi, sia un’idea brillante. E, bisogna dirlo, il ministro ce l’ha messa tutta per svolgere l’ingrato ruolo.

Il “brillante protocollo” costerà 700 milioni nei prossimi cinque anni

Il protocollo firmato tra Italia e Albania “risponde ad esigenze di prevenzione e contrasto dei flussi migratori irregolari e potrà svolgere un’importante funzione di deterrenza rispetto al traffico illecito di migranti che quei flussi alimenta. Con ciò, determinando, in prospettiva, benefici che si rifletteranno anche sul lavoro ed i compiti delle Forze di polizia”, è stato l’inizio dell’auto-difesa.

Quindi Piantedosi si è dedicato alla missione di convincere tutti che i circa 700 milioni di euro che costerà il mantenimento del centro nei prossimi 5 anni siano soldi ben spesi: “Lo stanziamento previsto – che, a seconda della variabilità del funzionamento delle strutture legata all’andamento dei flussi migratori, potrà anche rivelarsi superiore ai costi effettivi – è riferito all’arco di cinque anni e consiste in 134 milioni di euro all’anno. È uno stanziamento – ha sottolineato – che sicuramente tiene conto della collocazione geografica delle strutture, ma va peraltro considerato che riguarda un impianto polifunzionale, un unicum, che assolverà ad una quadruplice funzione: hotspot di sbarco, luogo di trattenimento per procedure accelerate, CPR e struttura carceraria”.

Piantedosi sbandiera l’apprezzamento di Von der Leyen

“Si tratta di un investimento che, sul lungo periodo, dovrà consentire di abbattere le spese della gestione di prima accoglienza straordinaria che sono oggi pari a circa 1,7miliardi l’anno”, ha aggiunto. Rispondendo all’interrogazione del Movimento 5 stelle, Piantedosi ha anche citato un passaggio della lettera inviata da Ursula von der Leyen ai capi di Stato e di Governo in vista del prossimo Consiglio Europeo, nella quale afferma che “potremo anche trarre lezioni da questa esperienza pratica”. Segno, ha commentato il ministro, “dell’avanzamento verso un approccio comune in materia di rimpatri”.

Tutti i contratti in regola e nessun sub-appalto

Circa i contratti per la costruzione del centro albanese, il ministro ha assicurato che è tutto in regola: “Tutti i contratti stipulati con gli operatori economici prevedono il divieto di subappalto”. “Vi è stato un unico operatore economico selezionato, a cui sono stati affidati lavori relativi alle opere edili e agli impianti ordinari, che risulta avere la propria sede in Albania”, ha chiarito.

“Tale impresa – ha aggiunto – è stata sottoposta alle verifiche e ai controlli tramite la Banca Dati Nazionale Antimafia e l’Ambasciata di Italia in Albania ha, altresì, interessato la Polizia Albanese e la Spak, struttura speciale contro la corruzione e la criminalità organizzata, le quali hanno riferito che non sono emerse criticità, nei confronti dei soci ed amministratori della predetta impresa”.

Bonelli smonta le affermazioni del ministro

Una ricostruzione contestata dall’Avs Angelo Bonelli: “Parliamo di strutture costate oltre 800 milioni per ospitare 3.000 persone. Sappiamo che l’unico operatore economico selezionato con sede in Albania è la ditta ‘Everest Shpk’, ma non si conoscono i nomi dei subappaltatori. Il Ministro ha parlato di controlli fatti sulla banca dati nazionale, ma noi ci riferiamo a società albanesi, che non sono registrate nell’albo nazionale italiano”, ha sottolineato.

Per poi aggiungere: “A noi risulta che vi siano stati subaffidamenti e che diverse società abbiano lavorato in quel contesto. Sollecitiamo il governo a rendere pubblici i nomi delle società coinvolte. Questa è una situazione estremamente delicata: parliamo di 60 milioni di euro assegnati con affidamenti diretti senza gara. Non si può affrontare questa questione con leggerezza e il governo ha il dovere di essere trasparente. Ci sono state società subaffidatarie, a differenza di quanto ci è stato comunicato, e questo è un fatto gravissimo, non solo per noi, ma per l’intero Paese. Il peso dei clan criminali è una realtà pressante, e il governo non può ignorarla”.