“Quella roba lì è solo italiana. L’Albania ha dato disponibilità e terreni, ma nulla di più”. In colloquio con Repubblica il presidente dell’Albania Edi Rama prende le distanze dai centri per migranti che il governo italiano sta costruendo nel suo Paese. Rama spiega che “il centro comunque in qualche mese sarà pronto, quello è niente. Ma il problema sarà farlo funzionare. E sarà molto difficile per le procedure: come fai a far ruotare 3000 persone in 28 giorni con la burocrazia italiana e con le regole europee?”.
Parole molto diverse da quelle usate dal presidente albanese a novembre scorso quando vennero presentati i due “centri italiani di raccolta” che Rama definì il risultato di un percorso “importante di natura storica, culturale ma anche emozionale che lega l’Albania all’Italia”.
Edi Rama scarica Meloni. Dubbi e criticità sui Cpr in Albania
I dubbi a cui fa riferimento il presidente albanese nella sua intervista sono gli stessi che da mesi avanzano gli esperti di diritto internazionale. L’avvocato Fulvio Vassallo Paleologo dell’Associazione Diritti e Frontiere aveva spiegato come l’accordo tra Italia e Albania fosse “opaco, disumano e privo di basi legali” perché “qualunque procedura di allontanamento forzato attuata da autorità italiane attraverso il trattenimento in un centro di detenzione deve essere convalidata dalla decisione di un giudice” e perché “la consegna delle persone soccorse in mare alle autorità albanesi” potrebbe costituire un’ipotesi di respingimento collettivo già condannata dalla Corte europea dei diritti dell’Uomo nel caso Hirsi, quando nel 2009 una motovedetta della Guardia di finanza riconsegnò alle autorità libiche, entrando nel porto di Tripoli, decine di naufraghi soccorsi in acque internazionali.
Anche rispetto la procedura di cosiddetto “sbarco selettivo” tra donne, minori e uomini ci sono diversi problemi di legittimità giuridica in quanto si tratta di una palese violazione delle norme interne ed europee che impongono per tutti lo sbarco in un porto sicuro indicato dall’autorità che coordina le attività di ricerca e salvataggio.
Le parole di Rama a due giorni dalla visita a sorpresa del Pd
Le parole di Rama arrivano due giorni dopo la visita a sorpresa di alcuni deputati del Pd in Albania che avevano raccontato di essersi trovati di fronte a “70mila metri quadrati di nulla” nonostante gli annunci del governo. “Oggi 22 maggio solo ruspe, mentre avevano annunciato che il 20 maggio 2024 avrebbe aperto il centro. Oggi abbiamo svelato il loro bluff elettorale”, aveva detto il deputato Matteo Mauri.
I costi dei due centri per migranti in Albania intanto sono lievitati. Openpolis ha analizzato i numeri del protocollo Italia-Albania per il “rafforzamento della collaborazione in materia migratoria“, firmato a Roma il 6 novembre 2023 e ratificato poi dal Parlamento italiano lo scorso febbraio.
Numeri e costi dei Cpr in Albania: l’analisi di Openpolis
Una relazione tecnica ricostruisce le spese a preventivo ipotizzando un costo di circa 650 milioni di euro in 5 anni, di cui però solo 30 milioni di euro circa in 5 anni (4,4 milioni di euro nel 2024 e 6,5 milioni l’anno tra 2025 e 2028) riguardano la gestione. A cui vanno aggiunti 95 milioni per il noleggio delle navi, quasi 8 milioni di assicurazioni sanitarie per operatori italiani in missione all’estero e di ben 252 milioni di costi per le trasferte dei funzionari ministeriali.
Per preannunciare il rischio flop dell’operazione italiana in Albania il presidente albanese Rama ha citato il “Piano Mattei” rivendicato da Giorgia Meloni: “Come fai a portarlo avanti? – dice Rama -. Sì, puoi fare accordi, aprire centri in Tunisia o in Libia. Ma sai quanti soldi ci sono in ballo sul traffico dei migranti su quelle coste? Ed è tutto gestito molto in alto”.