Sono state oltre 80 le scosse di terremoto registrate dalla mezzanotte al mattino alle 8 nelle aree del Centro Italia già colpite dal sisma del 24 agosto dello scorso anno. Le più forti sono state due di magnitudo 3.5 registrate dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv). La prima è avvenuta alle 2:28 in provincia di L’Aquila, ad una profondità di 10 chilometri. La seconda si è verificata alle 2:53 in provincia di Rieti, ad una profondità di 8 chilometri, a 4 chilometri da Amatrice.
Dopo cinque mesi dal tragico terremoto del 24 agosto, dunque, e con altre terribili scosse nel mezzo, l’Italia centrale, già flagellata dalla neve, è tornata a tremare. Nuove, violente, scosse di terremoto hanno colpito le aree vittime del sisma dell’estate scorsa. L’epicentro è stato localizzato nell’Aquilano, generato dallo stesso sistema di faglie che si era attivato il 24 agosto e che aveva colpito pesantemente anche il 26 e il 30 ottobre. La prima scossa, avvertita intorno alle 10,25 tra Lazio, Abruzzo e Marche, arriva anche a Roma, a Napoli e in Emilia. La magnitudo è di 5.3, e colpisce tra L’Aquila e Rieti a una profondità di 10 km. Alle 11,14, la seconda botta, con magnitudo intorno a 5.5. Pochi minuti dopo, alle 11,25, un nuovo tremore prolungato, lo stesso epicentro. I centralini del pronto intervento impazziscono, nelle zone terremotate, nei comuni di Amatrice e Accumoli già sepolti dalla neve, si segnalano crolli. Ad Amatrice viene giù quel poco che restava del campanile della chiesa di Sant’Agostino. Ma non è finita. La terra, infatti, trema una quarta volta poco dopo l’ora di pranzo, alle 14,33. Poi di nuovo, magnitudo 4.3, primo pomeriggio, alle 16,16, con epicentro a due chilometri dal paese nel Reatino. Ma non basta. Una scossa di magnitudo 4.3 nella provincia dell’Aquila è stata registrata anche alle 20.32, ad una profondità di 13 Km. “Non si è mai vista una serie di terremoti succedersi con queste modalità: la successione di quattro sismi di magnitudo superiore a 5 nell’arco di tre ore – ha spiegato il sismologo Alessandro Amato – è un fenomeno nuovo nella storia recente per le modalità con le quali si è manifestato”.
Danni e morti – E intanto si contano danni e morti. In tarda serata, infatti, è stato reso noto che il cadavere di un uomo di 83 anni è stato recuperato dalle macerie di un edificio crollato a Castel Castagna (Teramo). Ma non è finita. Risulterebbe disperso un uomo travolto da una slavina ad Ortolano, frazione di Campotosto (L’Aquila). Si tratterebbe di un uomo intorno ai 60 anni, uscito di corsa da casa dopo la prima scossa e finito sotto la neve insieme al fratello, soccorso subito dagli altri residenti. L’uomo invece è rimasto sotto diversi metri di neve e sembra non ci siano più speranze. Estratti, invece, vivi dai vigili del fuoco a Castiglione Messer Raimondo (Teramo) una giovane ed un bambino, rimasti sepolti sotto le macerie di una casa crollata.
Come topi – Ma il problema vero, ora, è dato dalla neve. Nei Comuni dove il livello della neve è più alto, la popolazione fatica ad evacuare. “Il maltempo continuerà. Tutti i mezzi sono prioritariamente impegnati per i soccorsi, stiamo lavorando senza sosta”, ha detto non a caso il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio. Ma intanto anche quella di ieri è stata una notte di freddo, gelo e paura per tanti sfollati. Dai duemila aquilani che hanno preferito dormire nelle scuole, fino a Campotosto, Pizzoli (nell’Aquilano) e la stessa Amatrice, dove la situazione è più disperata. “Sentiamo scosse in continuazione ma siamo impossibilitati a uscire: siamo bloccati dentro casa, come i topi”, ha detto con vigore il vicesindaco di Campotosto, Gaetana D’Alessio. La neve qui, nella zona dell’epicentro delle quattro scosse, è diventata una trappola. Una trappola mortale in un’altra notte insonne.
Ma non è finita qui. In serata, infatti, si è saputo di un hotel i cui ospiti sono in pericolo dopo una valanga caduta sullo stabile. I soccorsi sono partiti a seguito della chiamata attivata da un ospite dell’hotel. I soccorsi – come riferisce Roberto Cutraci, consigliere comunale di Farindola – sono partiti un paio di ore fa da Pescara e da Penne: in movimento ci sono gli uomini del soccorso alpino e dei carabinieri, partiti da Penne, quelli dei vigili del fuoco, partiti da Pescara. La distanza da percorrere, in una situazione resa molto difficile dalla neve, è di 45 km da Pescara a Farindola e di altri 9 km da Farindola fino alla frazione di Rigopiano. Non è quindi escluso che ci vogliano altre 2 o 3 ore perchè i soccorsi arrivino sul posto.