di Stefano Sansonetti e Carmine Gazzanni
Marco Minniti, col Governo Gentiloni al seguito, non ha perso tempo negli ultimi giorni a esultare per il calo degli sbarchi in Italia. Peccato, però, che il bicchiere sia tutt’altro che mezzo pieno. Perché c’è un dato sul quale da mesi ormai non si sentono lodi o plausi. Parliamo dei numeri relativi a quanti migranti invece ospitiamo nelle nostre strutture di accoglienza, tra Cas, Cara e Sprar. Sarebbe curioso conoscere il dato ufficiale, considerando che il numero negli ultimi anni è cresciuto a dismisura, fino a scomparire dai report ufficiali del Viminale. Come La Notizia ricostruiva già nel settembre 2015, il numero raggiungeva quota 90mila, per poi salire alla fine di quell’anno a 100mila. Da allora l’ultimo dato disponibile (marzo 2017) parla di oltre 176mila ospiti. Per i mesi successivi, poi, il report semplicemente è sparito. Ed ecco allora la domanda: come mai Minniti tace sugli ospitati nei centri di accoglienza, nonostante anche un’interrogazione presentata a maggio? È più che lecito pensare che il numero in realtà sia cresciuto rispetto ai già citati 176mila. Per tre ragioni: A. se il numero fosse calato, è verosimile che il Governo lo avrebbe comunicato; B. il Viminale nel frattempo ha imbarcato 20 consulenti per studiare un piano per riallocare 40mila migranti negli altri Paesi; C. l’unico ad aggiornare i dati sui migranti è il circuito Sprar (gestito dai Comuni), che a fine luglio 2017 accoglieva 31.313 immigrati, in netta crescita rispetto ai 20mila di due anni fa. Ragioni che, come detto, consentono di dedurre che le 176 mila persone censite dal Viminale a inizio 2017 siano verosimilmente cresciute sfiorando la cifra monstre di 200mila unità.
Il conto economico – Naturalmente questi numeri, e il trend ascendente che potrebbe caratterizzare il loro andamento, hanno un immediato riflesso sulla dimensione economica della gestione dei migranti sul territorio nazionale. Il che vuol dire che una volta di più è possibile stimare il costo complessivo del fenomeno a carico dello Stato, che dall’altra parte corrisponde al guadagno potenziale per tutta quella schiera di cooperative, confraternite e imprese coinvolte nella gestione delle strutture di accoglienza. Ecco allora che oggi il valore della “Migranti Spa” è con ogni probabilità superiore ai 2 miliardi di euro, se non vicino ai 2,5. Come si arriva a questa cifra? Semplice, prendendo come riferimento il costo medio giornaliero per migrante. Già due anni fa stime effettuate dal circuito Sprar, quello gestito dai comuni con fondi del Viminale, parlavano di una media di 35 euro a immigrato. Media che, in tempi più recenti, è stata confermata dalla Corte dei conti. Ora, se si desse per buono l’ultimo dato fornito da Minniti, bisognerebbe moltiplicare i 35 euro di costo medio giornaliero per i 176 mila migranti presumibilmente presenti sul territorio nazionale. Ne verrebbe fuori un onere complessivo giornaliero di 6 milioni e 160 mila euro, che spalmati su tutto l’anno darebbero il risultato monstre di 2 miliardi e 248 milioni. Se, come appare possibile, e in attesa che Minniti si decida a fornire i dati, i migranti attualmente ospitati fossero vicini alle 200 mila unità, il conto finale sarebbe di 2,5 miliardi. Il tutto con dinamiche in incredibile crescita rispetto al 2015. In quell’anno, come ha avuto modo di ricordare il Viminale in Parlamento, gli immigrati accolti nelle strutture italiane erano 100mila, con un costo complessivo di 1,2 miliardi. Ecco il motivo, verosimilmente, per il quale il ministro tergiversa nel fornire i numeri. Perché è possibile che solo rispetto a due anni fa questi siano raddoppiati, facendo lievitare a oltre 2 miliardi il business di chi del fenomeno migratorio ha ormai fatto il suo core business.