Il suo nome e quello di Marco Tarquinio sono quelli che hanno fatto più discutere tra le candidature del Pd per le europee. A dividere il partito di Elly Schlein, il fatto che Cecilia Strada, classe 1979, già presidente di Emergency, ora impegnata con ResQ People Saving People, sia una convinta pacifista. Tanto che prima di questa intervista, ci ha fatto solo una richiesta: “Cerchiamo di non rimanere solo su: ‘la candidata del no delle armi all’Ucraina’”? Richiesta accolta, anche se è impossibile non domandarle l’effetto di una candidata così forte (capolista nel Nord-Ovest) su un partito che ha sempre votato per l’invio di armi a Kiev…
Strada, oggi (ieri, ndr) Josep Borrell ha dichiarato che l’Europa deve prepararsi a un’economia di guerra. Quindi si disegna una Ue con l’elmetto, che forse non è proprio la sua idea…
Ma neanche quella del Pd, che si presenta alle elezioni con i cartelloni che dicono: “Per un’Europa di pace e non della guerra”. Credo sia il momento di valutare un cambio di mentalità. Di non arrendersi al fatto che viviamo in guerra e che quindi sarà sempre più guerra e che sia necessario armarsi fino ai denti per rispondere al nemico. Bisogna iniziare a lavorare per un ecosistema di pace. Il che significa investimenti in diplomazia, negoziati, corpi di pace e anche un esercito unico europeo. Dobbiamo uscire dall’ottica de “la guerra è inevitabile, quindi riempiamo fino all’orlo gli arsenali”. Io miro a un’Europa che ricominci a parlare di disarmo globale come strumento di difesa.
Oggi (ieri, ndr) però Schlein ha detto che lei e Tarquinio siete due candidati con le vostre idee, ma che la linea del Pd sull’Ucraina non cambia…
La linea del partito è questa. Ma non sono Tarquinio e Strada (due indipendenti) i primi nella galassia Pd che la pensano in modo diverso. Ci sono deputati e senatori che non hanno votato secondo la linea del partito. Non pensarla tutti nello stesso modo è una ricchezza. Poi la segretaria fa sintesi.
A Gerrini e compagni, la sua candidatura ha fatto venire un mezzo infarto!
Le sfide che ha davanti il Pd sono più ampie che le sue differenze di opinione interne. Bisogna costruire la pace globale, bisogna combattere le disuguaglianze, l’avanzata delle destre, per l’ambiente… Tutto ciò è più rilevante delle discussioni che possiamo avere tra persone che hanno comunque un obiettivo comune: far finire le morti e una pace giusta in Ucraina.
In questa campagna si parla molto di guerra e Ucraina, mentre temi come povertà, solidarietà tra stati, patto di stabilità, vengono trascurati, non trova?
Vero, pesiamo alla povertà. In Italia ci sono 3,5 milioni di lavoratori poveri, persone con un lavoro ma che non riescono ad arrivare alla fine del mese, perché hanno salari non dignitosi. Usciremo da questa crisi da soli? Evidentemente no. Solo l’Europa può aiutarci. Poi ci sono la transizione ecologica, la parità di genere… Tutte questioni per le quali abbiamo bisogno della Ue, che molti percepiscono come distante, ma in realtà siamo noi. Impatta e decide delle nostre vite. In che modo? Dipende da chi mettiamo a Bruxelles. E chi va a votare, decide. Chi non ci va, lascia decidere agli altri.
Capitolo immigrazione, altra nota dolente…
L’Ue ha appena votato un patto migrazioni-asilo, non votato dal Pd, che non solo è una mazzata ai diritti umani delle persone che arrivano in Europa, ma che non tutela nemmeno l’Italia e gli altri Paesi di primo approdo. È un patto che non dovrebbe piacere nemmeno agli elettori di questo governo. Non si può fare politica sulla vita, morte, sugli stupri delle persone. Questo il Pd non l’accetta più. Bisogna superare il regolamento di Dublino e rivedere tutti i meccanismi europei.
Anche la dottrina Minniti…?
La dottrina Minniti deve essere sperata. Il Pd è il partito che non finanzia più gli accordi con la Libia e che chiede una missione di ricerca e soccorso europea nel Mediterraneo.
Crede che la sua candidatura e quella di Tarquinio servano a Schlein per portare il Pd sulla strada che aveva disegnato quando è stata scelta alle primarie?
A Schlein servono persone per bene che abbiano voglia di dare una mano sulla rotta che il partito sta indicando, che è quella verso un’Europa di giustizia sociale. Praticare i diritti è la storia della mia vita. La cosa non cambia, è diverso solo il come.
Questione Palestina…
Serve un cessate il fuoco immediato e una soluzione che non può essere il ritorno allo status quo. Stiamo assistendo a un un massacro inaccettabile. Anche perché, quando accettiamo che uno stato democratico massacri un altro popolo, stiamo accettando di metterci tutti in pericolo. Ci sono dei confini che non si possono superare. E quando vengono commessi dei crimini così, bisogna agire.
Su Gaza l’Ue pur timidamente ha fatto sentire la propria voce, ma ha fatto abbastanza?
Costruire un’Europa di pace parte dal costruire una voce unica europea in diplomazia. Quando arriverà quel giorno, ci renderemo contro che siamo una superpotenza mondiale.