Cecilia Sala in ostaggio, ma la chiave è a Washington

L’arresto di Cecilia Sala rivela l’impotenza italiana: ostaggio dell’Iran, ma la chiave della sua libertà è nelle mani di Washington

Cecilia Sala in ostaggio, ma la chiave è a Washington

L’arresto di Cecilia Sala in Iran è diventato un nodo geopolitico che lega Roma, Washington e Teheran in una rete di interessi e contrappesi diplomatici. Da undici giorni, la giornalista italiana è detenuta nel carcere di Evin, accusata di “violazione della legge islamica” ma, nei fatti, ostaggio di un regime che cerca di fare leva su di lei per ottenere un vantaggio: la liberazione di Mohammad Abedini. Il dipartimento generale dei Media Esteri del ministero della Cultura e dell’orientamento islamico dell’Iran ha confermato oggi che “l’arresto è stato eseguito secondo la normativa vigente e l’ambasciata italiana è stata informata. Le è stato garantito l’accesso consolare ed il contatto telefonico con la famiglia”. Ma la chiave va cercata altrove.

Abedini, l’ingegnere dei droni che lega Teheran a Washington

Abedini, ingegnere iraniano, è stato arrestato a Malpensa lo scorso 16 dicembre su ordine della Digos di Milano. Gli Stati Uniti ne chiedono l’estradizione, accusandolo di aver esportato illegalmente tecnologie utilizzate per droni militari. Una storia intricata che coinvolge la società Illumove SA, con sede in Svizzera, attraverso cui Abedini avrebbe aggirato le sanzioni internazionali fornendo alla forza aerospaziale dei pasdaran componenti chiave per i droni Shahed, impiegati in Medio Oriente e nella guerra in Ucraina. Washington è determinata: vuole processarlo per associazione a delinquere e supporto a organizzazioni terroristiche. L’Italia, ora, si trova stretta tra la pressione americana e la necessità di ottenere il rilascio di Sala.

La Farnesina, con il ministro Antonio Tajani, si è attivata per garantire condizioni di detenzione adeguate alla giornalista, ma il vero nodo resta politico. Teheran ha già fatto capire che la detenzione di Sala è una “cattura preventiva”. Nessuna accusa formale, nessuna prova concreta: un ostaggio per negoziare. Il viceministro degli Esteri iraniano, Vahid Jalalzadeh, ha lasciato intendere che la liberazione della giornalista dipende dalla sorte di Abedini. L’Iran cerca uno scambio, diretto o indiretto, per evitare che l’ingegnere venga consegnato agli Stati Uniti.

Un’Italia senza margini: la diplomazia ostaggio degli alleati

Ma l’Italia ha davvero margine di manovra? Non è la prima volta che il nostro Paese si trova a dover bilanciare la fedeltà all’alleato americano con la tutela dei propri cittadini. Ogni mossa è monitorata da Washington, che non vuole ripetere il precedente del russo Arthem Uss, evaso dagli arresti domiciliari mentre pendeva una richiesta di estradizione americana. Per questo, la via dei domiciliari per Abedini sembra già sbarrata.

Nel frattempo, Cecilia Sala resta chiusa a Evin, il carcere simbolo della repressione iraniana. La sua detenzione è una dimostrazione di forza da parte di un regime che utilizza le persone come pedine sullo scacchiere internazionale. E proprio qui emerge la fragilità della posizione italiana: qualsiasi decisione sul destino di Abedini non dipenderà esclusivamente da Roma. Sarà Washington, con il suo peso geopolitico, a dettare le condizioni.

Il presidente americano Joe Biden arriverà in Italia il prossimo 9 gennaio, e il caso Sala potrebbe entrare nell’agenda dei colloqui con Giorgia Meloni. Un confronto delicato che metterà alla prova la capacità italiana di difendere la propria autonomia diplomatica senza incrinare i rapporti con gli Stati Uniti. Ma è lecito domandarsi: quanto potere ha davvero l’Italia in questa partita? Le trattative sembrano già spostate sull’asse Roma-Washington, con Teheran a dettare i tempi e le condizioni.

Nel frattempo, la vita di Cecilia Sala resta sospesa, come quella di tanti altri reporter detenuti ingiustamente nel mondo. Il caso non è solo una questione diplomatica ma un test cruciale per la credibilità dell’Italia nel proteggere i propri cittadini. Una credibilità che oggi è messa seriamente alla prova.

 

Aggiornato alle ore 13:05