Cecilia Sala è libera e già a casa: partita di giro tra Italia, Usa e Iran per il suo rilascio

Il fulcro dell'operazione è sicuramente l'ingegnere iraniano Abedini. Ma cosa ha promesso la premier a Trump per bloccarne l'estradizione?

Cecilia Sala è libera e già a casa: partita di giro tra Italia, Usa e Iran per il suo rilascio

Cecilia Sala è stata liberata ed è arrivata ieri sera a Ciampino. Bene. Ad accoglierla (ma è inutile dirlo) una raggiante Giorgia Meloni. “Ora devi stare serena, sei stata forte”, ha detto la presidente del Consiglio alla giornalista. Nel frattempo le agenzie scoppiavano per le dichiarazioni dei politici di centrodestra che incensavano il “capolavoro diplomatico di Meloni” e il “peso internazionale della nostra premier” ecc…

Un indubbio successo politico di Meloni

Che la liberazione di Sala sia un successo politico per Meloni è fuori dubbio. Ma a quale prezzo? Cosa c’era sul tavolo della intricata trattativa tra l’Italia, l’Iran e, soprattutto gli Usa per arrivare alla liberazione di Sala? Questo è tutto un altro discorso. Ancora apertissimo. Anche perché Meloni ha gestito la partita in prima persona, assumendosi il rischio dell’irrituale visita a sorpresa a Donald Trump a Mar-a-Lago e accettando l’addio traumatico di Elisabetta Belloni dalla guida del Dis, il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza.

Mohammed Abedini il perno dell’operazione

Sicuramente perno dell’operazione è Mohammed Abedini, l’ingegnere iraniano arrestato il 16 dicembre scorso all’aeroporto milanese di Malpensa e attualmente detenuto nel carcere di Opera su richiesta dell’autorità giudiziaria Usa, che ne ha chiesto l’estradizione.

Altrettanto sicuramente Meloni ha discusso con Trump della questione e avrebbe avuto il via libera a non concederne il trasferimento negli Usa. È probabile quindi che nei prossimi giorni Abedini venga scarcerato e rimpatriato nel suo Paese. Forse già prima del 15 gennaio, data dell’udienza nella quale i giudici della Corte di Appello valuteranno la richiesta di scarcerazione presentata dal legale di Abedini.

A Milano aspettano la richiesta di scarcerazione da Nordio

Ambienti giudiziari milanesi danno per quasi certo l’arrivo nei prossimi giorni di una richiesta di scarcerazione proveniente dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Guardasigilli che ieri è stato a Palazzo Chigi per incontrare il sottosegretario Alfredo Mantovano. Nordio ha escluso che abbiano discusso dell’ingegnere iraniano, anche se sembra assai improbabile. Probabilmente andrà così. Ma l’interrogativo resta, anche perché Trump non è il tipo che concede qualcosa in cambio di nulla.

C’entra il contratto con Starlink?

Se Abedini – l’uomo dei droni, un “pericolo da tenere in carcere”, come l’ha definito un procuratore del Massachusetts – sarà effettivamente scarcerato, l’ipotesi più probabile è che nella saletta di Mar-a-Lago Meloni abbia strappato a The Donald il via libera sull’ingegnere iraniano. Un incontro al termine del quale, sui media Usa, sono rimbalzate le indiscrezioni sul contratto da 1,5 miliardi dollari (quello che tutto il governo nega sia stato siglato) con Starlink, ma che ieri il ministro Guido Crosetto non ha escluso, sebbene negando che siano stati firmati accordi con la società Space X di Elon Musk, l’uomo oggi più vicino al presidente eletto.

Quel che è certo è che Meloni si è accreditata con Trump e si è offerta di esserne la testa di ponte in Europa. Un rapporto che serve alla premier anche per neutralizzare le mire dell’“alleato” Salvini.

Gli esuli iraniani: “L’Italia deve all’opinione pubblica una spiegazione”

Quale sia stato lo scotto per la liberazione di Sala se lo chiedono, per esempio, anche gli esuli iraniani in Italia: “Siamo soddisfatti per il rilascio della giornalista Sala e allo stesso tempo preoccupati per i retroscena sugli accordi tra Italia e il regime terroristico degli ayatollah. L’Italia deve all’opinione pubblica una spiegazione circa il rilascio di Sala”, ha dichiarato ieri Davood Karimi, presidente dell’Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia.

“Spero che abbia vinto la fermezza e non accordi sotto banco che incoraggeranno ancora Teheran a proseguire il racconto politico del ricatto che dura da oltre quattro decenni, fin dalla presa degli ostaggi americani”, ha aggiunto. Per Karimi, in base a informazioni interne iraniane, “una delle condizioni chiave della liberazione di Sala è stata la promozione del nuovo presidente Masoud Pezeshkian come figura centrale e determinante” nel rilascio di Sala e “il possibile invito in Italia del presidente da parte del governo”.  Se così fosse, saremmo ancora nell’alveo di “normali” trattive tra stati in momenti di crisi. Ma non manca chi pensa che il prezzo pagato dall’Italia sia stato molto, molto più salato.