di Andrea Koveos
La situazione di Sda Express Courier S.p.a è drammatica. Basta leggere l’ultima relazione 2013 della Corte dei conti. Una metastasi, sviluppatasi in una società di Poste italiane che rischia di compromettere un intero universo. Sda, infatti, è controllata al 100% da Poste.
Nell’ultimo bilancio disponibile, quello del 2011 ma anche dall’andamento del primo semestrale del 2012, il suo margine negativo ammonta a 24 milioni di euro, perdite cioè che riguardano direttamente l’attività principale della società. Chi paga i “debiti”? Poste Italiane, ovviamente, che come unico azionista, già nel 2011, ha coperto con un “aiutino” di 107 milioni di euro. Avete capito bene, 107 milioni di euro di soldi pubblici. Finanziamenti che però non sono bastati a sanare conti disastrosi, tamponati anche da “significativi” scoperti di conto corrente, concessi dalle banche per oltre 15 milioni di euro. Fonti interne parlano di una società tecnicamente fallita. Secondo la relazione della Corte, le perdite hanno eroso il capitale sociale di Sda fino a diminuirlo di oltre un terzo.
In questi casi la legge impone una convocazione immediata, “senza indugio”, dell’Assemblea dei soci. Assemblea che in casi gravi potrebbe anche decidere lo scioglimento della società (La Notizia ha provato a contattare l’ufficio stampa di Poste italiane che, però, sull’assemblea di Sda non ha fornito alcuna informazione).
Ma andiamo per ordine: di che cosa si occupa Sda? Di pacchi. Di spedizioni espresse nazionali e internazionali. Dal 1998 fa parte del gruppo Poste Italiane ampliando il proprio raggio d’azione nella gestione logistica, distributiva, e-commerce e vendita a distanza. La vicenda Sda rientra in quei processi di cambiamento che si sono diffusi nel settore pubblico sulla scia della privatizzazione e della liberalizzazione del mercato. Una nuova forma organizzativa necessaria che però in alcuni casi ha prodotto uno scadimento dei servizi.
Come, appunto, nella distribuzione dei pacchi. Un tempo fiore all’occhiello di Poste. Ma una volta esternalizzato e affidato a Sda ha cominciato a fare acqua da tutte le parti. Basta fare un giro sul web per leggere i reclami degli utenti. Alcuni consumatori hanno perfino proposto una “Class Action” per il pagamento dei danni causati dal disservizio Sda. Non basta, in passato la società ha avuto problemi anche con la messa in regola dei propri dipendenti. Una vicenda che le organizzazioni sindacali hanno definito come “la nuova frontiera del caporalato”: fattorini e addetti allo smistamento sono per il 90% immigrati costretti a difficili condizioni di lavoro.
Oggi Sda è una società che fattura 410 milioni di euro e con 1.357 dipendenti. Amministratore delegato e direttore generale è Valter Catoni che è anche Senior Vice President di Poste Italiane. Sda rappresenta un vero e proprio gruppo nel gruppo. Tra controllate e partecipate compaiono dodici società. Per una di queste, Italia logistica Srl, la Corte parla di situazione “non più adeguata strategicamente” con una “riduzione del capitale sociale al di sotto del minimo legale”. Una crisi di utili diffusa su
tutte le società collegate al colosso delle telecomunicazioni.
Più in generale, infatti, l’ultimo bilancio conferma l’andamento negativo delle maggiori strutture controllate da Poste. Stiamo parlando di un gruppo che conta 26 società, con fatturati che continuano a calare. Così come la qualità dei servizi e la pazienza di milioni di persone.