Cda Rai, i dubbi di Meloni e le pretese della Lega

Meloni blocca l'accordo (quasi) fatto per il nuovo Cda Rai, non sarebbe convinta del manager Rossi. La Lega invece rivendica l'Ad.

Cda Rai, i dubbi di Meloni e le pretese della Lega

La data per l’ufficializzazione dei nuovi consiglieri del Cda della Rai sembrava fissata: mercoledì 31 agosto. Doveva essere quello, secondo quanto riferito ieri dal ministro Luca Ciriani, il giorno nel quale Camera e Senato avrebbero dovuto votare i 4 membri di nomina parlamentare su cui la maggioranza sta cercando l’accordo. Ma, probabilmente tutto slitterà a settembre.

Ieri infatti fino a sera sembrava che il famoso accordo fosse stato trovato, con Giampaolo Rossi come Ad. Un nome che però, se convince Fratelli d’Italia, non suscita l’entusiasmo di Giorgia Meloni. Non solo: a rivendicare la poltrona ci si è messa anche la Lega. Ragione per la quale tutto è andato a monte.

Prima del “niet” di Giorgia, l’accordo prevedeva la classica spartizione delle poltrone tra maggioranza e minoranza. La presidenza del Cda “di garanzia” sarebbe andata al PD (circolava il nome di Antonio Di Bella); FI avrebbe confermato Simona Agnes, così come M5s il consigliere Alessandro di Majo, mentre la Lega non avrebbe ancora indicato un nome, che però dovrà essere una donna, per mantenere le quote rosa.

A questi si aggiungerà Davide Di Pietro rieletto in quota dipendenti Rai. Il Mef, cioè Giancarlo Giorgetti, oltre all’Ad, avrebbe indicato un consigliere (presumibilmente in quota Fdi). Ma alla fine tutto è saltato. Non solo per Meloni, ma anche perché la partita ancora aperta è quella sulle direzioni, con la Lega che sgomita perché si sente sottorappresentata. E infatti preme per avere la direzione Approfondimento, fino a oggi saldamente nelle mani del meloniano Paolo Corsini.

Rai, Coletta torna in pista

Ma la vera sorpresa (che sarà confermata anche a settembre) è il ritorno in auge di Stefano Coletta per la direzione di genere. Un uomo “per tutte le stagioni”, visto che ha fatto carriera sotto Mario Orfeo (che era stato nominato Ad da Matteo Renzi), fino ad arrivare alla direzione alle direzioni del Tg3 prima e Tg1 poi e, infine alla direzione dell’Intrattenimento prime time. Una cavalcata interrotta dalle polemiche per il bacio gay tra Rosa Chemical e Fedez al Sanremo del 2023, che gli costarono la poltrona. Ora il purgatorio sarebbe finito.

Multa e richiamo dell’Agcom per Sanremo

E, a proposito di Sanremo, dopo la sanzione per la pubblicità occulta di John Travolta (206.580 euro), la Rai è stata anche richiamata dall’Agcom, per il pasticcio del televoto nell’ultima serata del Festival dell’anno scorso.

“Dalle verifiche effettuate è emerso che, a fronte di un numero di voti mediante SMS contabilizzati pari a circa 3 mln, il numero di SMS effettivamente pervenuti alla piattaforma è stato di circa 9,5 milioni”, scrive l’Agcom, “Il valore in eccesso non contabilizzato è stato causato da una saturazione della capacità di elaborazione della piattaforma di Televoto”.

Tanto che l’Authority “ha ritenuto di richiamare la Rai a una revisione del Capitolato tecnico della piattaforma del Televoto, con riferimento alla capacità di elaborazione di più elevati flussi di voti mediante SMS, in modo da prevenire futuri analoghi disservizi, comunicando all’Autorità le azioni intraprese”.

Schiaffo dell’Odg al direttore di RaiNews24 Petrecca

Infine, capitolo “TeleMeloni profonda”: ieri il Consiglio di Disciplina dell’Ordine dei giornalisti del Lazio ha deciso all’unanimità di archiviare l’esposto del direttore di RaiNews24 Paolo Petrecca nei confronti del Cdr.

“Questo conferma l’inopportunità della scelta del direttore, come ribadito già dalle colleghe e colleghi che in massa avevano sottoscritto il sostegno al cdr a seguito di quella denuncia”, si legge in un comunicato del cdr di RaiNews24, che aggiunge: “Invitiamo a riflettere sulla gravità di quanto accaduto: non era mai successo che un direttore si prodigasse in continui tentativi di delegittimazione della rappresentanza sindacale, del diritto di critica di ognuno di noi. Il culmine è stato questo atto intimidatorio, rispedito al mittente, che oggi ricorda a tutti che si può e si deve poter mettere in discussione l’operato di un direttore se si difende il diritto a un’informazione imparziale e completa”. Rai di tutto, di più.