Centinaia di contenziosi vinti dai contribuenti con somme superiori a 10mila euro. Ma che non vengono pagati dall’Agenzia delle Entrate, perché il ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) guidato da Pier Carlo Padoan continua a rimandare l’emanazione dell’apposito decreto. Nonostante la legge sia entrata in vigore sei mesi fa. Eppure il passaggio è fondamentale per definire le modalità di trasferimento delle somme previste. E non solo. In alcuni casi, anche per cifre inferiori a 10mila euro, i cittadini vincitori degli scontri legali sono messi in stand-by. Una retromarcia rispetto alla riforma che si poneva l’obiettivo di una revisione del sistema sanzionatorio. E soprattutto un comportamento che stride con quanto promesso dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, sul pagamento dei debiti della Pubblica amministrazione alle imprese. Certo, quella dei contenziosi è una questione diversa. Ma il principio resta lo stesso: il cittadino è costretto a soccombere nei confronti di uno Stato che non rispetta i patti.
Chiarimenti – Il caso è stato così portato in Parlamento con un’interrogazione del vicepresidente della Camera, Simone Baldelli (Forza Italia). “Ho ricevuto tante segnalazioni e quindi ho pensato di dover porre la questione al Governo. Serve un intervento chiarificatore, perché non è pensabile andare avanti in questo modo”, spiega il deputato forzista. Secondo l’atto depositato a Montecitorio, gli uffici devono adempiere alla restituzione delle somme “a prescindere dal passaggio in giudicato della sentenza, incluse le eventuali spese di giudizio poste a carico dell’amministrazione soccombente”. La norma prevede infatti che il giudice possa subordinare “a idonee garanzie l’esecutività e, quindi, il pagamento a favore del contribuente delle somme superiori a diecimila euro stabilite in sentenza”. Ma senza decreti e circolari gli uffici dell’Agenzia delle Entrate possono fare poco. Anzi nulla. Quindi la responsabilità è tutta politica e finisce sul conto del Mef che è tenuto a disciplinare la durata, i termini e le modalità della garanzia, laddove richiesta dal giudice. Senza tener presente che in molti casi i ricorrenti devono anticipare le spese per contattare un difensore abilitato, come per esempio i dipendenti dei Centri di assistenza fiscale (Caf) e delle relative società di servizi.
Tanti problemi – Tuttavia, da quanto emerge dalla normativa in vigore, il decreto deve regolare solo i pagamenti superiori a 10mila euro. Quindi, per le cifre inferiori non ci dovrebbe essere alcuna regolamentazione ministeriale. Eppure tanti vincitori dei contenziosi sono costretti ad attendere. “È assolutamente immotivato e illegittimo da parte dell’amministrazione fiscale non eseguire le sentenze dei giudici tributari”, ha insistito Baldelli, ribadendo la necessità di fare chiarezza. Perché centinaia di contribuenti attendono di ricevere somme che, legittimamente, gli spettano.