Ancora una volta un incendio doloso, ancora una volta per mano di criminali. Quanto accaduto ieri nella pineta di Castel Fusano non lascia spazio a dubbi: il fatto che, come accertato, l’incendio sia stato appiccato in tre punti diversi, lascia presagire che dietro, anche in questo caso, ci siano folli piromani. E ora, ovviamente, tutti gridano all’esigenza di inasprire le pene per i piromani. Come spesso accade in Italia, solo nel momento in cui la situazione diventa d’emergenza si pensa alla necessità di correre ai ripari, magari con leggi che inaspriscano le pene per chi, in maniera criminale, si rende responsabile di incendi dolosi che distruggono ettari ed ettari di bosco, mettendo in fuga cittadini, rendendo case impraticabili e devastando l’economia delle piccole attività agricole che vivevano nelle zone in questione. Questo è capitato ieri a Roma, questo è capitato nei giorni scorsi in Sicilia, in Calabria, in Campania. La legge, in realtà, c’è ma forse mai come in questi casi la certezza della pena scoraggerebbe quanti, in periodo estivo, non hanno di meglio da fare che appiccare fuochi e incendi devastanti.
Le colpe dei Governatori – Già questo basterebbe per capire che le responsabilità, oltre ovviamente ad essere dirette e a riguardare ovviamente il piromane (o i piromani) in questione, tocca anche – perlomeno indirettamente – la sfera amministrativa. E questo è il punto: non solo per l’eventualità di inasprire e far rispettare la legge sull’incendio doloso, ma anche per altre questioni altrettanto delicate. A sollevare la polemica, nei giorni scorsi, è stata Legambiente che ha realizzato un dossier proprio sulla tematica degli incendi. Ecco allora che desta legittimo sconcerto il fatto che, denuncia l’associazione ambientalista, la regione Lazio, nonostante i suoi 35,2% (605.859 ettari) di superficie regionale forestale, nonostante sia la quarta Regione per estensione dell’area interessata da incendi (1.635 ettari), non ha ancora provveduto ad attuare il Piano Antincendio Boschivi per il 2017, essenziale per coordinare l’azione anche preventiva delle squadre di soccorso.
Ma non basta, perché la convenzione con i vigili del fuoco è stata adottata solo poco tempo fa, tanto che ancora sono “in corso le visite mediche per gli operatori impegnati nella lotta attiva agli incendi boschivi, per relative fasce di età”, né si ha notizia dell’attivazione dei entri Operativi Provinciali (COP) per “aumentare efficacia ed efficienza nel coordinamento”. C’è da sorprendersi? Forse no, considerando che stessa situazione vige pure in Campana e in Sicilia.