Usciti dalla porta, ora i vitalizi degli ex parlamentari stanno per rientrare definitivamente dalla finestra. Dopo il colpo di coda al Senato, a breve – come ha raccontato Ilaria Proietti sul “Fatto Quotidiano” – anche alla Camera arriverà la sentenza che cancellerà i tagli voluti nel 2018 dal M5S. Una sforbiciata che garantiva a Montecitorio e Palazzo Madama 56 milioni di euro di risparmi all’anno, 280 milioni nell’arco della legislatura. Tutto inutile: la Casta li rivuole tutti, fino all’ultimo centesimo. Nel 2017, in “Orgoglio e vitalizio” (Paper First), con Primo Di Nicola e Antonio Pitoni raccontammo di tutto e di più su questo sfacciato privilegio.
A cominciare da chi, incredibile ma vero, lo intascava pur senza aver mai messo piede in Parlamento. Come Piero Craveri, storico e nipote di Benedetto Croce, scomparso il 23 dicembre 2023. Durante la nostra conversazione, il professor Craveri mi spiegò com’era stato possibile per lui incassare un assegno da 2.381 euro netti al mese pur essendo stato in carica solo 7 giorni nelle file del Partito Radicale. “Quando mi dimisi – raccontò nel corso di una telefonata – l’amministrazione del Senato mi inviò una lettera con la quale mi domandava se, al fine di maturare il vitalizio, volessi versare i contributi come se fossi rimasto in carica per l’intera legislatura. Accettai la proposta pur reputandola abbastanza incredibile”. Les jeux sont faits: potere dell’autodichia.
Ma siccome le vie del privilegio sono infinite, anche quando nel 2011, sull’onda dell’austerity montiana e della famigerata legge Fornero, Camera e Senato decisero di mettersi una mano sulla coscienza e passare al sistema contributivo per deputati e senatori non persero occasione per piazzare una furbata. Che è questa: i dipendenti delle Pubbliche amministrazioni eletti a Montecitorio o Palazzo Madama che, come prevede una norma del 2001, scelgono di optare per la conservazione dello stipendio rinunciando all’indennità parlamentare (circa 5mila euro netti al mese), possono maturare il vitalizio pagando i contributi sulle cosiddette competenze accessorie: diaria, rimborso delle spese per l’esercizio del mandato, spese di trasporto/viaggio e telefoniche etc.
Se, almeno, gli Onorevoli hanno la facoltà di rinunciare a questa gentile concessione, i Senatori sono impossibilitati: così, infatti, prevede espressamente il regolamento delle pensioni di Palazzo Madama. Cifre da capogiro che spesso gli ex inquilini delle due Camere sommano ad altre ricche pensioni. C’è addirittura chi, ogni mese, ne porta a casa due, se non addirittura tre. Sì, avete capito bene. Nel lungo elenco dei vitaliziati ce ne sono di tutti i colori: democristiani, socialisti, comunisti, liberali etc. Del resto si sa: i privilegi non fanno distinzioni. E il vitalizio più di tutti.