Ci sono avvenimenti che segnano la storia di un Paese. Uno di questi è senza dubbio l’apertura dell’anno giudiziario che in Cassazione, per la prima volta, è stato celebrato da una magistrata ossia la Prima Presidente, Margherita Cassano.
Una cerimonia a cui ha risposto presente il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, sempre presente in questi eventi, che rischia di essere ricordata più che altro per l’assenza della premier Giorgia Meloni, già impegnata in un delicato consiglio dei ministri, che per il secondo anno consecutivo è stata costretta a dare forfait.
Strafare crea problemi
Prendendo la parola la prima presidente Cassano ha fatto il punto sulla giustizia italiana, cercando di evitare ogni polemica. Un intervento partito con la constatazione che “l’anno appena trascorso ha visto l’intera magistratura, sia ordinaria che onoraria, impegnata nel dare attuazione alle riforme del processo civile e penale varate nel 2022. Si è trattato di uno sforzo corale animato da alta tensione ideale, da grande senso di responsabilità, da scrupolosa attenzione agli aspetti organizzativi quale componente essenziale della cultura del magistrato”.
Cassano ha poi spiegato che “rendere la giustizia efficace attraverso un reale recupero di efficienza dei suoi apparati deve costituire un obiettivo di lunga durata per le Istituzioni di uno Stato moderno, anche in funzione della programmata politica di crescita e di sviluppo”. Il problema, però, è la voglia di strafare della politica perché “la rapida successione di leggi, soprattutto se ispirate da logiche settoriali, determina i presupposti di possibili incoerenze del sistema complessivo e pesanti ricadute sul funzionamento della giustizia”.
Il punto della Cassazione sul Pnrr
Primo Presidente che poi ha fatto il punto sullo stato dei processi, sia nel penale che nel civile, e sugli obiettivi previsti dal Pnrr che sembrano alla portata. “Negli uffici di merito, nel settore penale le pendenze si sono ridotte del 13% nei Tribunali e del 6,5% nelle Corti d’appello; un dato tanto più significativo ove si consideri l’aumento dei procedimenti di nuova iscrizione pari complessivamente nel 2023 a 2.447.467 rispetto ai 2.413,467 del 2022 e ai 2.423.842 del 2021”.
Il numero dei procedimenti definiti è “aumentato dell’8,3% in primo grado e del 10,6% in appello. Il disposition time è sceso, in Tribunale, a 310 giorni, rispetto ai 386 del periodo precedente e, in Corte d’appello, a 689 giorni rispetto agli 815 del periodo precedente. È, quindi, possibile formulare una prognosi di conseguimento degli obiettivi fissati dal Pnrr, pari, rispettivamente, a 282 giorni per i Tribunali e a 601 giorni per gli Uffici di secondo grado” ha spiegato Cassano.
Le carceri scoppiano
A preoccupare è il sovraffollamento delle carceri italiane che le destre, in campagna elettorale, promettevano di risolvere, salvo poi non riuscirci.
Come spiegato dalla Prima Presidente della Cassazione: “’Permane il sovraffollamento carcerario con una presenza di 62.707 detenuti (di cui 2.541 donne) rispetto ai posti disponibili pari a 51.179 anche se cominciano a registrarsi i primi effetti deflattivi della riforma del 2022. Aumenta la presenza dei detenuti condannati con sentenza irrevocabile (44.174), mentre diminuisce il numero delle persone sottoposte a custodia cautelare, in attesa di primo giudizio, appellanti o ricorrenti a dimostrazione del rispetto del principio di gradualità e proporzionalità nella adozione delle misure limitative della libertà personale”.
Parole che sembrano smentire le storture denunciate da tanti garantisti. Poi Cassano ha parlato anche del tasto dolente dei ‘liberi sospesi’, cioè le 90.120 persone condannate in via definitiva a pene fino a quattro anni di reclusione ma che restano in attesa di scontare la pena.
Femminicidi e morti sul lavoro
La magistrata ha poi tenuto a spiegare come sul contrasto ai femminicidi ci sia ancora tanto da fare. “Nel periodo in esame, su un totale di 330 omicidi (in lieve aumento rispetto ai 325 dell’anno precedente e ai 308 del 2021), le donne risultano vittime in 120 casi (rispetto ai 128 del 2022 e ai 122 del 2021). In 97 casi (rispetto ai 104 del 2022 e ai 105 del 2021) i delitti sono maturati in ambito familiare o nel contesto di relazioni affettive”.
Altra emergenza da risolvere è quella delle morti sul lavoro che nei primi undici mesi del 2023 sono state 968 ossia 38 in meno rispetto all’anno precedente, che “pur se in lieve flessione rispetto all’anno precedente, continuano ad essere l’espressione di una grave patologia sociale cui è urgente porre rimedio mediante una forte azione preventiva incentrata sul recupero di effettività di controlli seri, efficaci, moderni, capillari. In un moderno Stato di diritto non è tollerabile che si continui a morire a causa del lavoro” ha concluso la Prima Presidente della Cassazione.