Come volevasi dimostrare. I cosiddetti poteri forti non ne vogliono sapere di mollare la presa su alcuni dei più delicati dossier economici, ai loro occhi minacciati dal nuovo vento giallo-verde. Tra i più importanti nodi da scogliere c’è la Cassa Depositi e Prestiti, controllata dal Tesoro con l’82% del capitale, i cui vertici andranno rinnovati a giorni. Qui, ieri, è stato di fatto formalizzato il tentativo di colpo di coda da parte di Giuseppe Guzzetti, presidente uscente dell’Acri, l’associazione che rappresenta le fondazioni bancarie azioniste al 16% della medesima Cassa. Nel tentativo di mettere bocca anche nella scelta dell’amministratore delegato, che dovrà essere deciso dal Governo, Guzzetti ha provato a lanciare una specie di allarme. “Noi abbiamo assecondato lo sviluppo che Cdp ha avuto in questi anni”, ha premesso l’83enne numero uno dell’Acri, e “se si vuole un ulteriore sviluppo della Cassa, coerente con l’obiettivo di non mettere a rischio i risparmi degli italiani, noi ci siamo”. Ma “se si vuole superare questo limite”, ha concluso facendo la voce grossa, “le fondazioni si opporranno con tutta la loro forza”. Concetti espressi da Parma, dove il numero uno del settore sta celebrando il suo ultimo congresso dell’associazione. La strategia, a dir la verità, non è neanche troppo difficile da decifrare.
Dietro le quinte – Alle fondazioni spetta l’indicazione del presidente della Cdp. E qui, come ampiamente emerso nei giorni scorsi, la scelta dovrebbe cadere sull’ex sottosegretario prodiano all’Economia Massimo Tononi, peraltro ex Goldman Sachs come il presidente uscente Claudio Costamagna. Guzzetti e le fondazioni, però, non si sentono affatto garantiti dalle prime indicazioni operative formulate dai pentaleghisti, secondo i quali la Cdp dovrà intervenire molto di più in alcune difficili situazioni economiche italiane. Il primo pensiero, per esempio, va alla disastrata Alitalia. Per questo Guzzetti ieri ha richiamato i rischi corsi dal risparmio postale italiano di fronte a un utilizzo a suo dire non prudente della Cassa. è appena il caso di ricordare che la Cdp oggi ha un attivo di più di 400 miliardi di euro. E ha in gestione la bellezza di 250 miliardi di risparmio postale degli italiani. In realtà, come ha spiegato La Notizia di ieri, adesso l’Acri agita lo spettro dei rischi su queste risorse perché vuole poter dire la sua anche nella scelta dell’Ad. A tal proposito le fondazioni vorrebbero come amministratore Dario Scannapieco, vicepresidente della Bei, che peraltro gode anche della stima di Mario Draghi. E sarebbero favorevoli all’ascesa all’incarico di direttore generale di Fabrizio Palermo, oggi direttore finanziario. Il tutto, sempre nell’ottica di Guzzetti, dovrebbe essere condito con la nomina di Alessandro Rivera alla Direzione generale del Tesoro, per la quale concorre anche il banchiere “eretico” di Mediobanca Antonio Guglielmi, gradito dai grillini. Ieri da Parma è arrivato un tentativo di ruggito da parte dei poteri forti. Con quali esiti non è dato sapere.