Caso Visibilia, la Cassazione ha deciso: il procedimento sulla presunta truffa che coinvolge la ministra Santanché “resta a Milano”

Caso Visibilia, la Cassazione ha deciso: il procedimento sulla presunta truffa che coinvolge la ministra Santanché "resta a Milano"

Caso Visibilia, la Cassazione ha deciso: il procedimento sulla presunta truffa che coinvolge la ministra Santanché “resta a Milano”

Dopo una lunga attesa, la Cassazione ha deciso che il procedimento legato al caso Visibilia, in cui la ministra del Turismo, Daniela Santanché, e altre due persone risultano imputate per truffa ai danni dell’INPS, resterà a Milano. La decisione è stata anticipata nella notte dal Corriere della Sera e da La Stampa, un’indiscrezione confermata questa mattina con il rigetto, da parte della Suprema Corte, della questione di competenza territoriale sollevata dalla difesa in favore di Roma.

Il verdetto della Cassazione conferma pienamente quanto richiesto dal procuratore generale nell’udienza di ieri, quando aveva sollecitato i giudici a respingere la richiesta.

Il nodo alla base della richiesta della difesa sul caso Visibilia

A sollevare la questione della competenza territoriale era stato il difensore della ministra, Nicolò Pelanda, convinto che Roma fosse il luogo in cui si trova il server dell’INPS e, soprattutto, dove era stato effettuato il primo pagamento della cassa integrazione a uno dei dipendenti di Visibilia, ossia su un conto bancario romano.

Una tesi respinta prima dalla Procura di Milano, poi dal procuratore generale della Cassazione, secondo cui la presunta truffa sarebbe avvenuta con una condotta “continuata” su tutti i dipendenti, con l’ultimo pagamento effettuato su un conto milanese intestato a un altro dipendente.

Le parole della difesa: “Una follia venire a sapere la decisione dai giornali”

“È una follia. A noi avvocati non è ancora stato comunicato nulla e ci era stato assicurato in tutti i modi, anche dalla Corte di Cassazione, che la notizia non sarebbe stata diffusa ai giornali prima. È vergognoso”. Questo il commento a caldo dell’avvocato Nicolò Pelanda, difensore della Santanché, dopo aver appreso il verdetto della Suprema Corte dai media.

“I giornalisti fanno giustamente il loro lavoro, non è ovviamente questo il tema. I magistrati, invece, perché è evidente che la notizia proviene da lì e non dalla cancelleria, dovrebbero avere un po’ più di rispetto per gli avvocati” ha tuonato il legale.

Il Movimento 5 Stelle: “La mozione di sfiducia a Santanché arriverà alla Camera il 10 febbraio”

Intanto, in Parlamento si avvicina la resa dei conti. Come deciso ieri dalla conferenza dei capigruppo della Camera, la mozione di sfiducia nei confronti della ministra del Turismo, presentata nei giorni scorsi dal Movimento 5 Stelle, approderà in Aula lunedì 10 febbraio per la discussione generale.

Secondo il programma definito dalla capigruppo, dopo 24 ore è previsto il voto sulla mozione di sfiducia, che potrebbe determinare le sorti politiche della Santanché.