Del caso Santanchè “non se n’è parlato”, continuano a ripetere fonti di governo: né stamattina nel vertice di maggioranza tra la presidente Giorgia Meloni, i vice Matteo Salvini e Antonio Tajani e il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi, né, tantomeno, nell’incontro che i due capigruppo di Fratelli d’Italia di Senato e Camera, Lucio Malan e Galeazzo Bignami, avrebbero avuto con la premier.
E neppure, sottolineano le fonti, sono previsti incontri tra la ministra e la presidente del Consiglio. Figuriamoci parlare di “pressing”. Il primo vertice, spiegano, era la “consueta riunione settimanale” tra i leader delle quattro forze di maggioranza, in cui si è parlato dell’elezione dei quattro giudici costituzionali mancanti, e auspicato “che la sinistra trovi un accordo e faccia un nome super partes”. Della Santanchè “non si è parlato”, ha ribadito il segretario nazionale di Forza Italia Tajani arrivando a Montecitorio.
Tutti negano, ma le dimissioni di Santanchè diventano un caso: maggioranza in pressing
“Noi – ha proseguito il vicepremier – siamo garantisti. Finché una persona non è condannata in via definitiva è innocente come prevede la nostra Costituzione. Poi sono scelte che farà Santanchè”, ha aggiunto parlando di eventuali dimissioni. Il secondo vertice, con protagonisti i due capigruppo parlamentari di Fdi, era in realtà un incontro di questi con il capo di gabinetto di Palazzo Chigi, Gaetano Caputi, ed era incentrato sulle “concessioni autostradali, il resto sono fantasie”, secondo quanto hanno fatto trapelare le fonti stroncando l’ipotesi che Malan potesse essere chiamato a sostituire Santanchè.
Della cui vicenda Bignami ha affermato che “da avvocato ho fatto, nella mia vita, del principio di presunzione di innocenza uno degli elementi fondanti” e quindi sulle sue eventuali dimissioni “per noi è una valutazione che il ministro farà nella sua libertà individuale”. Eppure altre fonti, interne a Fdi, segnalano un partito ormai in grande maggioranza propenso a scaricare la ministra, su cui dal 17 gennaio scorso pende un rinvio in giudizio per falso in bilancio.
Difficile, dunque, credere che la questione non sia stata affrontata, perlomeno a livello di uno scambio di valutazioni tra i leader. Qualcuno si spinge a dire che la ministra ormai non gode più della fiducia della premier, la quale avrebbe dato al presidente del Senato Ignazio La Russa, che ha uno stretto rapporto con Santanché, e con cui la premier aveva già pranzato ieri, l’incarico di riuscire a convincere la ministra a rassegnare le dimissioni. Per questo avevano trovato terreno fertile le voci circolate nel pomeriggio di un incontro, avvenuto all’ora di pranzo, tra la titolare del dicastero del Turismo e il presidente del Senato, incontro poi smentito da fonti della presidenza di Palazzo Madama. In ogni caso, la terra sotto i piedi di Santanché si sta facendo sempre più scottante. Difficile credere che la questione possa restare congelata a lungo.