Dopo il colloquio e il comunicato ufficiale del ministro (chissà ancora per quanto) Gennaro Sangiuliano, tutta l’attenzione della politica si è rivolta a una pagina Instagram. Quella di Maria Rosaria Boccia, naturalmente. È da lì che due sere fa la premier Giorgia Meloni è stata sbugiardata quasi in diretta tv. È da lì che Sangiuliano è stato smentito sui documenti ufficiali mai comunicati a terzi (secondo la sua versione).
Quanto materiale (audio e video), dinamite per il governo, è ancora nelle mani della Boccia? È una delle domande che si fa la premier, alle prese con la scelta se scaricare l’ormai indifendibile ministro, ingoiando un gigantesco rospo e cercando di tirare a campare, sperando nell’oblio. L’alternativa è intervenire subito, imponendo dimissioni riparatrici.
La parola “rimpasto” non è più un tabù
Ma come evitare il temuto rimpasto di governo (parola tabù tra le fila meloniane fino al primo pomeriggio di ieri, che però, dopo gli interventi della Boccia, ha iniziato a circolare con insistenza)? Se Meloni caccerà subito “Genny”, probabilmente il presidente Sergio Mattarella non pretenderà un rimpsto per un solo ministro. Certo, Giorgia perderebbe la tanto sbandierata “guerra all’egemonia culturale della sinistra” (considerando anche l’addio, sempre per uno scandalo, anche del sottosegretario Vittorio Sgarbi), ma guadagnerebbe un po’ di tempo.
I ministri di Meloni in bilico
Poco in realtà, perché a ottobre, se il gip rinvierà a giudizio Daniela Santanché (eventualità assai probabile) per truffa sulla cassa Covid o per falso in bilancio, l’addio della “Pitonessa” sarebbe scontato. Il tutto si sommerebbe poi alla dipartita di Raffaele Fitto, dirottato a Bruxelles.
Per tacere dei possibili sviluppi dei casi che coinvolgono il sottosegretario Andrea Delmastro (rinviato a giudizio per rivelazione di segreto d’ufficio, e coinvolto nella vicenda della sparatoria di capodanno, tutt’altro che conclusa).
Un intervento del Colle sarebbe inevitabile
Troppe caselle vuote o vacillanti, a quel punto, e tutte targate Fratelli d’Italia, per non pensare a un intervento del Colle. Proprio ciò che Giorgia vuole evitare, considerando anche i silenzi dei suoi “alleati” sul caso Sangiuliano e gli appetiti di Salvini (uno dei possibili sostituti di Sangiuliano è la sottosegretaria Lucia Borgonzoni, quella che si vantava di non leggere libri, una nomina in continuità…).
A complicare ulteriormente la situazione, c’è anche la nomina dei nuovi vertici Rai, partita che sta spaccando la maggioranza da mesi. E, se la Lega pretende più spazio a Viale Mazzini, perché si ritiene “poco visibile”, cosa potrebbe chiedere se diventassero disponibili ben due poltrone di grande spolvero (e portafogli), come quelle di Mibac e Turismo…?