“Un soggetto pericoloso” che “deve rimanere sotto custodia, in carcere”. Così il Dipartimento di giustizia del Massachusetts definisce Mohammad Abedini Najafabadi, l’ingegnere iraniano arrestato a Malpensa il 13 dicembre scorso su richiesta degli Stati Uniti, perché accusato di aver fornito componenti per i droni utilizzati negli attacchi contro basi americane.
L’uomo si trova attualmente recluso nel carcere milanese di Opera in attesa di estradizione. Il documento è stato recapitato all’attenzione dei giudici della Corte di Appello di Milano per via diplomatica pochi giorni dopo l’arresto del 38enne, quindi prima dell’istanza con cui il difensore, l’avvocato Alfredo de Francesco, aveva chiesto per il suo assistito i domiciliari.
L’atto ufficiale, di quattro pagine, rende ancora più intricata la vicenda della giornalista italiana Cecilia Sala, trattenuta da due settimane nel carcere iraniano di Evin. L’arresto della giornalista, infatti, è stata una mossa ritorsiva del regime iraniano per spingere l’Italia a rilasciare Adedini.
Nella nota vi sarebbe anche un riferimento al caso di Artem Uss, l’imprenditore russo figlio di un oligarca vicinissimo a Putin su cui pendeva una richiesta di estradizione avanzata dagli Stati Uniti Uniti ed evaso dai domiciliari a Milano.
Negativo il parere (non vincolante) della Procura Generale
La nota del Dipartimento di giustizia del Massachusetts è stata posta all’attenzione della Procuratrice Generale di Milano, Francesca Nanni, incaricata di fornire un parere, non vincolante, sulla richiesta di attenuazione della misura cautelare. La Procuratrice ha comunque già fatto sapere che esprimerà un parere negativo alla richiesta degli arresti domiciliari. Per Nanni, infatti, “le circostanze espresse nella richiesta, e in particolare la messa a disposizione di un appartamento e il sostegno economico da parte del Consolato dell’Iran, unitamente a eventuali divieti di espatrio e obbligo di firma, non costituiscano un’idonea garanzia per contrastare il pericolo di fuga”.
L’udienza per Adebini non prima del 14 gennaio
Quindi la Corte dovrà fissare la data dell’udienza nella quale si deciderà se accogliere o rigettare l’istanza di domiciliari. Secondo fonti giudiziarie l’udienza non sarà comunque calendarizzata prima del 14 gennaio.
Sarebbero questi i tempi ‘tecnici’ della decisione che verterà esclusivamente su una valutazione della potenziale “pericolosità” e del “pericolo di fuga” dell’ingegnere. I giudici comunque non si pronunceranno nel merito delle accuse formulate dalla giustizia americana, anche perché sono ancora in attesa di ricevere la documentazione completa sul caso dagli Stati Uniti.
Il vertice con Giorgia Meloni sul caso Sala. Tajani convoca l’ambasciatore iraniano
Intanto per le 16 di oggi a Palazzo Chigi è in programma un vertice sul caso Sala con la premier Giorgia Meloni e i ministeri competenti. Il ministro Antonio Tajani ha convocato l’ambasciatore iraniano chiedendo il rilascio immediato della giornalista, il rispetto dei suoi diritti e una custodia ‘dignitosa’, sollecitati anche dall’Alta rappresentante per la politica estera Ue Kaja Kallas.
L’italiana, secondo quanto ha riferito la famiglia, è in isolamento totale dal 19 dicembre e le guardie le passano il cibo da una fessura della porta. Di notte dorme per terra al freddo, con le luci sempre accese e non avrebbe ricevuto generi alimentari, prodotti per l’igiene e libri.