Passano i mesi ma l’inchiesta sugli incontri carbonari del pm Luca Palamara continua a regalare sorprese. Dopo le ultime intercettazioni non penalmente rilevanti pubblicate sui media, altri nomi sono stati tirati in ballo creando non poco imbarazzo al Csm. Tra questi c’è il vicepresidente David Ermini (nella foto) che ha voluto spiegare la sua versione sullo scambio di sms con il pm Palamara negando, come sostenuto in alcuni articoli, che quest’ultimo abbia “mai scritto un mio discorso”.
La conversazione incriminata, stando alla ricostruzione di Ermini, sarebbe stata nulla più che un parere. “Dovendo intervenire al Forum di Coldiretti a Cernobbio sulle agromafie, a pochi giorni dalla mia elezione a vicepresidente”, spiega Ermini, “avendo saputo che il dottor Palamara nella consiliatura precedente era in contatto con Coldiretti per progetti di collaborazione con il Csm, gli ho chiesto di farmi avere informazioni nel merito delle iniziative intraprese per portare il mio indirizzo di saluto” e nulla più.
Ben più imbarazzante quanto riportato dai giornali in merito al giudice della Corte di Cassazione Donatella Ferranti, deputata del Pd dal 2008 al 2018 ed ex presidente della Commissione Giustizia alla Camera, che in alcuni sms scambiati con Palamara si sarebbe spesa per aiutare tre pm amici. Si tratta di “chat che dovevano rimanere riservate, ma in ogni caso” si è difesa la Ferranti secondo cui “si tratta di opinioni che possono essere legittimamente manifestate e che non supportano nessuna rilevanza penale, nulla’’.