Passano i mesi ma non le polemiche intorno al Csm. Anzi la pubblicazione degli ultimi audio captati al pm Luca Palamara, seppur non penalmente rilevanti, stanno innescando un secondo terremoto tra le toghe. Lo sa bene il vicepresidente del Csm e sottosegretario di due governi a guida Pd, Giovanni Legnini (nella foto), che si sarebbe attivato per far intervenire Palazzo dei Marescialli a supporto delle indagini sullo sbarco degli immigrati dalla nave Diciotti, quindi contro l’ex ministro Matteo Salvini, e che ora è finito nel fuoco incrociato di mezzo arco parlamentare soprattutto per il suo ruolo, ottenuto poco tempo fa, di commissario straordinario per la ricostruzione post-terremoto del centro Italia.
In prima fila il Movimento 5 Stelle con la capogruppo grillina al Consiglio regionale, Sara Marcozzi, che da giorni chiede il passo indietro di Legnini: “Questo non è certo ciò che ci si aspetta da quello che si dice un uomo delle istituzioni dall’alto profilo”, “il M5S dovrebbe seriamente riflettere sulla opportunità di chiederne le dimissioni dall’importante ruolo che gli è stato di recente affidato”. Parole a cui, ieri, si sono accodati i parlamentari Riccardo Marchetti, commissario Lega Marche, Virginio Caparvi, segretario Lega Umbria, Francesco Zicchieri, segretario Lega Lazio e Luigi D’Eramo, segretario Lega Abruzzo.
Secondo i quali “Legnini è un uomo di parte, che ha utilizzato il ruolo istituzionale di vicepresidente del Csm per aizzare i pm contro l’allora ministro dell’Interno Salvini. È sconcertante quanto emerge dalle intercettazioni. A questo punto, Legnini lasci immediatamente il ruolo di commissario straordinario per la ricostruzione. Ha contribuito a demolire la credibilità del Csm, stia lontano dalle nostre regioni”. Proprio nel giorno in cui infuriano le polemiche e si chiede un suo passo indietro, sulla vicenda ha voluto dire la sua lo stesso Legnini spiegando che il suo fu “un intervento doveroso, che rientra nelle competenze del Csm, a tutela dell’indipendenza della magistratura dagli altri poteri dello Stato, e che rifarei”. A suo dire, infatti, “il 24 agosto 2018”, “il Procuratore di Agrigento aveva avviato un’indagine sullo sbarco dalla nave Diciotti, ed in conseguenza di tale attività era stato fatto oggetto di aggressioni sulla stampa e sui social da esponenti politici e di governo”.