Se qualcuno crede che il peggio per la magistratura sia alle spalle, rischia di restare profondamente deluso. In queste ore il caso Palamara sta mettendo in apprensione le toghe italiane dopo che il Csm ha aperto una ventina di istruttorie preliminari per valutare le posizioni di altrettanti pm rimasti coinvolti nelle chat dell’inchiesta di Perugia. A darne notizia è il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, David Ermini (nella foto), secondo cui: “Tutti gli organi che hanno delle loro specifiche competenze stanno esaminando atto per atto, chat per chat, intercettazione per intercettazione, tutto quello che è accaduto”.
Ad occuparsi della vicenda è la prima Commissione del Consiglio che dovrà valutare “se ci siano questioni che possano creare situazioni di incompatibilità ambientale o professionale per i vari consiglieri che compaiono nelle intercettazioni” e che, se lo riterrà opportuno, può proporre un’eventuale incompatibilità rispetto al posto che quelle toghe oggi occupano oppure, nei casi più gravi, trasferire il fascicolo alla commissione disciplinare. Del resto la questione è grave come lo stesso vicepresidente Ermini ha spiegato in modo chiaro e netto affermando che sulle nomine dei capi degli uffici giudiziari “la discrezionalità” del Csm “è stata usata male perché non si è mai reciso quel cordone ombelicale tra la correnti, tra quelle che sono la struttura dell’Anm che è il sindacato, e il Consiglio Superiore”. Proprio per questo “spesso si è preferito scegliere sulla base dell’appartenenza” e questo meccanismo, conclude, deve essere arrestato.
PREDICA INVEROSIMILE. Tutto giusto se non fosse che lo stesso Ermini, stando alle intercettazioni contenute nel fascicolo d’indagine di Perugia, ha avuto più di un contatto con il pm Luca Palamara e la sua cricca. Intendiamoci subito, si tratta di conversazioni che non sono penalmente rilevanti ma non si può negare che hanno un certo peso politico e creano non poco imbarazzo. Esattamente come non hanno valenza penale le altre chat al centro delle nuove istruttorie preliminari del Csm. Così è a dir poco curioso che a tuonare contro le pratiche correntizie sia il vicepresidente del Csm che non solo era in contatto con il gruppo Palamara ma che da questi era anche sostenuto.
MANOVRE IN CORSO. Nel 2018 le manovre per la nomina del vicepresidente del Csm entrano nel vivo, Ermini parte sfavorito rispetto ad altri due candidati ma di darsi per vinto non ne vuole sapere così scrive un messaggio all’amico Palamara: “Ciao Luca. Io sono a Roma. Penso di rimanere fino a giovedì o venerdì mattina”. Il magistrato risponde: “Quando vuoi puoi chiamare Luigi Spina (pm anch’esso indagato a Perugia, ndr) che aspetta una tua chiamata”. Passano i giorni ma, stando alle carte dell’inchiesta, non si fermano le manovre in favore di Ermini. Si arriva così al 24 settembre quando il pm indagato rassicura il dem che “tutto procede bene” per la sua elezione a vice del Csm con quest’ultimo che risponde: “Grazie”.
Parole profetiche che trovano conferma quando la nomina diventa realtà e Palamara scrive ad Ermini: “Godo! Insieme a te!”. Chat e telefonate che, come se non bastasse, sono continuate in molte altre occasioni perfino quando l’inchiesta di Perugia a carico del pm era già nota. Indagine per la quale Palamara, sabato, è stato espulso dall’Anm. Provvedimento contro cui il pm ieri ha detto che intende presentare ricorso.