Il Vaticano è contrario a un’indagine sul caso Orlandi da parte della commissione bicamerale d’inchiesta. Il promotore di giustizia vaticano, Alessandro Diddi, ha infatti spiegato di ritenere una intromissione l’indagine parlamentare. Audito informalmente in Senato in vista del voto sulla commissione d’inchiesta sul caso Orlandi e sulla scomparsa di Mirella Gregori, Diddi ha espresso le sue perplessità.
Secondo il promotore di giustizia vaticano in questo momento “aprire una terza indagine che segue logiche e forme diverse dall’autorità giudiziaria, sarebbe un’intromissione anche perniciosa per la genuinità delle indagini in corso”. A giudizio di Diddi un “eccesso di interesse dell’opinione pubblica” rischia di essere un inquinamento del lavoro che sta svolgendo il Vaticano insieme alla procura di Roma.
Caso Orlandi, i dubbi del procuratore capo di Roma sulla commissione parlamentare d’inchiesta
Il procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi, in audizione in commissione Affari costituzionali si è detto preoccupato dalla possibilità “di offrire palcoscenici, degli ulteriori palcoscenici, a qualcuno che di qualche palcoscenico in passato ha fatto uso persino per usi diversi da quelli della giustizia”. In sostanza è necessario evitare di “offrire ulteriori palcoscenici a chi è mosso da interessi diversi”, secondo il procuratore capo.
La reazione del fratello Pietro: la commissione svolge un lavoro separato
La reazione di Pietro Orlandi arriva subito: il fratello della scomparsa Emanuela parla di un cambio di atteggiamento, sottolineando la stranezza dell’utilizzo della parola intromissione usata da Diddi. Orlandi ritiene che la commissione d’inchiesta parlamentare svolgerà un lavoro “separato” e una cosa non esclude l’altra. Inoltre, aggiunge l’avvocata della famiglia Orlandi, Laura Sgrò, “capire cosa sia capitato a Emanuela potrebbe aiutare a chiarire altri fatti importanti della storia d’Italia”.