Dalla Slovacchia alla Calabria. Dietro l’omicidio del giornalista Jan Kuciak e della sua compagna, come emerso due giorni fa, ci sarebbe la mano della ‘ndrangheta. Il cronista ucciso, infatti, stava seguendo una pista che vedeva gestire fette importantissime di denaro da italiani legati alla criminalità organizzata calabrese e proprio per questo sarebbe stato messo a tacere: aveva scoperto come persone arrivate in Slovacchia dalla Calabria anni fa stessero gestendo fondi europei con persone vicine al gabinetto del primo ministro. Non c’è tuttavia da stupirsi. I Balcani rappresentano ormai da anni una nuova terra d’approdo per la criminalità organizzata, specie quella calabrese. L’ultima relazione della Dia, d’altronde, è chiara: “i nuovi sblocchi commerciali determinatisi a seguito della globalizzazione dei mercati potrebbero attirare verso alcuni Paesi dell’Est europeo, tra cui la Repubblica Slovacca, le mire espansionistiche delle organizzazioni criminali di matrice italiana”, sempre alla ricerca di “mercati nuovi” per poter riciclare proventi illeciti. Esattamente quanto avrebbe scoperto lo stesso Kuciak.
Non è un caso che l’Antimafia sottolinei come lo scambio info-investigativo con la Slovacchia abbia riguardato “società e soggetti collegati ad un’organizzazione legata alla ‘ndrangheta, dedita al riciclaggio attraverso transazioni finanziarie all’estero”. Ma non è questo l’unico approdo accertato degli interessi criminali. Dalla relazione emerge come la ‘ndrangheta sia presente anche in Polonia, mentre nei Balcani occidentali sono acclarati i rapporti della Sacra Corona Unita e, ancor di più, della Società Foggiana nel narcotraffico. E poi c’è la Bulgaria, cerniera fondamentale tra Est Europa e Occidente per le ‘ndrine, specie nei traffici illeciti di armi e stupefacenti, senza dimenticare che nell’ultimo periodo anche il territorio bulgaro è diventato “oggetto di interesse per il reinvestimento di capitali illeciti tramite attività finanziarie”.
Cosa vostra – E poi c’è la mafia, presente nei Balcani insieme alla ‘ndrangheta, con cui spesso collabora. Siamo in Romania. Nell’operazione “Lazarus”, condotta nel 2017 dalla Dia, è stato localizzato proprio qui, in Romania “un ricercato” poiché “collegato ad elementi appartenenti ad un clan mafioso operante a Catania”. D’altronde è acclarato il business della potente famiglia catanese dei Santapaola, nel traffico di armi e di droga. Che ci porta sino a Malta, come dimostrato da un’operazione che ha portato all’arresto di un elemento di spicco del clan mafioso dei Ceusi, legati a doppio filo ai Santapaola: l’inchiesta aveva appurato un clamoroso commercio di armi: sequestrate in Francia, arrivavano a Malta tramite la Romania, dove sarebbero poi state modificate. Ed è sempre la Romania ad essere uno snodo fondamentale nel nacrotraffico. Scrive l’Antimafia: “Indicativo è il sequestro di 2,3 tonnellate di cocaina nel luglio 2016 nel porto di Costanza, sul Mar Nero”. Cocaina “tra le più consistenti in Europa”. Ma “mai individuata in Romania”.
Tw: @CarmineGazzanni