Nel caso del figlio di Grillo c’è una ulteriore vicenda di cui non si è parlato e cioè del conflitto di interessi della senatrice della Lega, Giulia Bongiorno, che è pure avvocatessa della presunta stuprata. Intanto sarebbe stato bene che la Bongiorno – al pari di tutti gli avvocati che assiepano gli scranni parlamentari – avesse interrotto la sua professione visto che è stata eletta a rappresentare la Nazione.
Ma nell’Italia che ha metabolizzato il conflitto d’interessi di Silvio Berlusconi, cosa vuoi che sia quello di un’ex ministra oggi parlamentare semplice? Tuttavia, la strada scelta, la espone a critiche pesanti: quando parla l’avvocatessa Bongiorno come facciamo a sapere che non parli pure la senatrice Bongiorno o la politica Bongiorno? In parole povere: come facciamo ad essere certi che la Bongiorno non sfrutti il suo duplice ruolo per portare acqua ai due mulini? Quello della difesa – ovviamente legittima – della sua assistita e quella politica – almeno inopportuna – in veste di senatrice di una forza politica, la Lega, nemica giurata dei Cinque Stelle.
La chiarezza preferisce avere un solo mugnaio che impasta il pane se no si fa confusione, sorgono i dubbi che si tramutano in perplessità e magari si finisce per diventare complottisti che poi “a pensar male msi fa peccato, ma si è quasi sempre neo giusto” , come diceva un illustre cliente della Bongiorno stessa, Giulio Andreotti. È vero che ormai siamo ad una evidente degenerazione della vita pubblica, ma sarebbe bene che l’avvocatessa scegliesse che mestiere vuole fare perché farli tutti e due non è opportuno.
E siccome le parole fluttuano nel vento sarebbe ancora meglio definire per legge un così macroscopico conflitto di interessi. Oltretutto, la senatrice Bongiorno, anche in perfetta buonafede, può intimidire chi deve giudicare, dato il suo ruolo istituzionale. E – d’altro canto- l’avvocatessa Bongiorno potrebbe – sempre in buona fede – portare acqua al mulino della senatrice Bongiorno. Insomma, già come si vede dalle ripetizioni, c’è una Bongiorno di troppo: o la avvocatessa o la senatrice.
Non è un fatto di poco conto questa confusione di ruoli che, in un clima politico-istituzionale ma anche professionale, può dare ampi fraintendimenti e provocare una lacerazione ulteriore nel delicato equilibrio della società, provato peraltro oltremisura dalla pandemia. La gente osserva, valuta e capisce che c’è poca chiarezza. Dai furbetti salta-fila per i vaccini, ai continui scandali, ai conflitti di interessi palesi ed evidenti che neppure vengono più segnalati dai media è facile trarre l’errato segnale di un “liberi tutti” particolarmente pericoloso in questi tempi di proteste e contestazioni di piazza.
Se tutti fanno i furbi – questo il ragionamento – perché noi dobbiamo rispettare le regole e rimanere chiusi e non lavorare per rispettare i decreti? Il conflitto di interessi è una vera mina vagante per la credibilità istituzionale che viene percepita in caduta verticale. E per questo si accentua la differenza tra il cittadino che “può permettersi l’avvocatessa Bongiorno” e il povero diavolo con il difensore d’ufficio. E il capo politico del partito della Bongiorno, e cioè Matteo Salvini, cosa ha da dire a riguardo?
Lui così critico ed ostile verso la magistratura che fa il suo dovere come vede il conflitto di interessi della sua eletta? E la Meloni – che è la più furba di tutti – quasi difende Grillo mantenendo la sua linea di opposizione alla maggioranza anche in questo caso e di fatto avversando gli improvvisati alleati giustizialisti un tanto al chilo.