Emergono nuovi elementi nell’ambito dell’inchiesta bis sulla morte di Stefano Cucchi. Nel corso di una lunga telefona intercettata dalla Procura di Roma, il comandante della stazione dei Carabinieri Tor Sapienza, il luogotenente Massimiliano Colombo Labriola, indagato per falso ideologico e materiale, spiega a suo fratello, Fabio (che non è indagato), i contenuti delle comunicazioni, scritte e verbali, intercorse con i suoi superiori in merito a quanto avvenne nelle fasi dell’arresto di Cucchi. In particolare Colombo Labriola – dopo aver raccontato al fratello di aver appreso in caserma che Cucchi era stato picchiato durante il fotosegnalamento “perché questo si opponeva di farsi fotosegnalare” – spiega di aver trasmesso al comandante della sua Compagnia due relazione di servizio dei carabinieri Francesco Di Sano e Gianluca Colicchio, che la notte dell’arresto si occuparono di Cucchi, che quest’ultimo contestò dicendo che erano “troppo particolareggiate”. Cioè riferivano circostanze sul trattamento subito da Cucchi, e in particolare sul suo stato di salute, che non dovevano trapelare. Colombo Labriola riferisce al fratello anche che il colonnello Francesco Cavallo, all’epoca dei fatti a capo dell’ufficio comando del Gruppo carabinieri di Roma e ora indagato nell’ambito della stessa inchiesta, gli chiese una copia editabile (in Word) delle relazioni dei due militari che, riferisce ancora il luogotenente, l’ufficiale gli restituì modificate. Circostanze che provano la tesi della Procura sul coinvolgimento diretto dei vertici dell’Arma della Capitale nella vicenda Cucchi.
Di seguito l’audio di una parte della telefonata intercettata il 26 settembre 2018.
https://www.youtube.com/watch?v=8_8LTY113JQ