L’Aula del Senato ha respinto ieri la mozione di Fratelli d’Italia che chiedeva lo stop al Cashback, misura volta a incentivare l’uso del pagamento digitale. Contrari alla richiesta del partito di Giorgia Meloni sono stati 114 senatori, a favore 20, astenuti 89. Ad astenersi Lega, Forza Italia e Italia Viva. L’assemblea ha invece approvato un ordine del giorno della maggioranza con il quale si chiede di monitorare il risultato del Cashback per eventuali correttivi. I voti a favore sono stati 190, 20 i no e 13 gli astenuti.
Il Cashback al capolinea? Respinto l’attacco di Giorgia Meloni ma il governo Draghi vuole cambiarlo lo stesso
Eppure il programma a favore dei pagamenti digitali voluto da Giuseppe Conte e dal governo M5s-Pd sembra a rischio restyling. Il governo non ha escluso modifiche alla misura che costa meno di cinque miliardi di euro ieri. Ma già da qualche tempo Mario Draghi e Daniele Franco, ministro dell’Economia, stanno ragionando sulla questione. “Si tratta di una misura di sostegno ai consumi che sta anche cambiando le abitudini degli italiani. Sono aumentati del 34 per cento i pagamenti digitali di piccoli importi, cioè sotto i 10 euro. E del 56 per cento quelli effettuati nei negozi di prossimità”, ha spiegato la viceministra dell’Economia Laura Castelli.
Ma dall’altra parte della barricata, oltre a Giorgia Meloni, ci sono i ristoratori che chiedono di intervenire sul cashback per aumentare gli aiuti sul settore. “A fronte dei 250 mila posti di lavoro persi chiediamo di aumentare gli aiuti per i ristoratori, tra i più colpiti dalle chiusure, con sussidi mirati per i canoni di locazione, utilizzando se necessario le risorse destinate al cashback, a costo di stoppare l’iniziativa per i pagamenti digitali che in questa fase non risulta prioritaria e che è vittima pure lei delle chiusure”, dice al Messaggero oggi Roberto Calugi di Fipe-Confcommercio.
Come possono cambiare il cashback e il supercashback
Per questo, dice il quotidiano, resta in piedi al Tesoro l’ipotesi di interrompere il programma con un semestre di anticipo. Ovvero alla fine di quest’anno, per risparmiare almeno un miliardo e mezzo di euro, al netto di un eventuale tesoretto che deriverà da minori rimborsi rispetto alle previsioni.
Per il governo occorre procedere in questa fase con una valutazione rigorosa dei costi e dei benefici del cashback e dei risultati raggiunti così da intervenire successivamente con dei provvedimenti correttivi. Nel periodo sperimentale di dicembre il cashback contava più di 4 milioni di utenti attivi, mentre oggi sono 7.1 milioni su un totale di oltre 8 milioni di aderenti al programma.
Va detto però che solo il 35 per cento degli utenti con transazioni valide, sarebbe a dire 2,5 milioni di iscritti, ha già totalizzato 50 pagamenti elettronici, soglia oltre la quale si ha diritto a riscattare il premio: per raggiungere il numero di transazioni necessarie per ricevere il bonus c’è tempo fino al 30 giugno. Il totale delle transazioni elaborate fino a qui supera quota 380 milioni. Gli strumenti di pagamento attivati sono quasi 15 milioni.
Intanto sono in netto calo le iscrizioni giornaliere al programma: a febbraio si registravano al cashback più di 20 mila persone ogni giorno, oggi circa 10 mila in media.