Ad essere maliziosi si potrebbe pensare che la defezione al Consiglio dei ministri di martedì che ha approvato la legge delega fiscale (leggi l’articolo) da parte dei ministri della Lega dopo aver abbandonato la cabina di regia e la conseguente polemica di Matteo Salvini che per la prima volta arriva ad attaccare frontalmente il premier Mario Draghi, possa essere dovuto al nervosismo post elettorale, visti i risultati non esattamente brillanti del Carroccio.
Evidentemente Matteo si è reso conto che fare l’opposizione stando dentro al governo non paga ma tanto meno paga rincorrere chi all’opposizione ci sta davvero, cioè Giorgia Meloni che con il suo FdI in questa tornata elettorale ha invece portato a casa risultati ovunque migliori rispetto all’alleato di coalizione: ma di questo non se ne è reso conto e anche ieri ha continuato la sfida a distanza con il premier facendo asse con la leader dell’opposizione si sulla riforma del catasto nonostante le parole dure ed inequivocabili dello stesso Draghi che ha ribadito – come se ve ne fosse bisogno – che “Il governo va avanti” e che “l’azione del governo non può seguire il calendario elettorale ma quello del negoziato con la Commissione Ue per il Pnrr” (stoccata niente male al capitano di lotta e di governo…), assicurando anche che non ci sarà nessuna patrimoniale.
E, al termine dei lavori del vertice Ue-Balcani occidentali che si è tenuto a Brdo in Slovenia, sollecitato dai cronisti a tornare sulle vicende di politica interna e sull’eventualità di una crisi di governo (leggi l’articolo), dopo aver ribadito che il suo governo “non tassa, non tocca le case degli italiani, nessuno pagherà di meno o di più”. annuncia che in ogni caso nei prossimi giorni ci sarà un incontro chiarificatore con il segretario della Lega. Ma il numero uno di Via Bellerio non demorde e mostra tutta la sua contrarietà parlando coi giornalisti convocati in piazza San Luigi de’ francesi, fuori dal suo ufficio a palazzo Madama.
IL CAPITANO INSISTE. Nel mirino non solo il premier ma anche il titolare del Mef Daniele Franco: “Non mi basta che il ministro dell’economia dica che gli aumenti possono esserci dal 2026, questa è di fatto una patrimoniale, su un bene già tassato, la casa, tra i più tassati in Europa”. A stretto giro di posta arriva via Facebook anche l’assist della Meloni che mette in guardia dal rischio concreto di nuove supertasse: ‘“FdI continuerà a fare le barricate per impedire l’ennesima stangata nei confronti dei cittadini”, tuona, non potendo ovviamente lasciare a Matteo la scena su un tema così nazional popolare come il fisco.
E, con un emendamento alla risoluzione di maggioranza sulla Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (Nadef), il gruppo FdI al Senato chiede di stralciare “la revisione del Catasto dalla delega fiscale o alcuna misura che vada a incidere sulle rendite, considerate le ricadute incerte e pericolose che colpirebbero le famiglie”. E subito Salvini rilancia: “Bene Draghi contro patrimoniale e nuove tasse sulla casa, adesso il Parlamento in Aula tolga ogni accenno a riforma del Catasto che preluda a nuove tasse sulla casa”, si legge in una nota dell’ufficio stampa: il leader della Lega tenta dunque di buttare la palla nel campo parlamentare, lasciando a i deputati e ai senatori il compito di correggere l’errore e togliere dalla delega lo spinoso tema della riforma del Catasto. Che in ogni caso va tolta senza se e senza ma. Una precisazione che ha tutto il sapore di una sfida, l’ennesima, al premier. Nel giro di 24 ore, come al solito.