di Nicoletta Appignani
Utilizzare gli spazi del Comune per fare pubblicità a Roma costa un botto. E i privati godono. L’affare nasce da una controversa decisione del Campidoglio, che dopo aver tenuto gli occhi chiusi per anni ha deciso di aumentare del 20% il canone di locazione dei propri impianti. Circa tremila cartelloni affidati in gestione a piccoli concessionari costretti a “rifarsi” sulla clientela applicando prezzi più alti rispetto alle aziende private che dispongono di spazi di loro proprietà.
Sono così decine le imprese che gestiscono gli impianti S.P.Q.R. e che adesso rischiano di chiudere. Per pagare l’affitto al Comune non hanno più margini. A loro carico, inoltre, c’è la manutenzione degli impianti, che l’amministrazione pubblica ha interamente trasferito alle aziende assegnatarie. Tra ristrutturazione della cartellonistica, canone di locazione e altre tasse, i concessionari del comune devono far concorrenza ai privati portandosi sul groppone il 55 % di costi in più. Materia buona per un’indagine dell’Antitrust.
Al Comune di Roma conoscono il problema. Ma di affrontarlo in tempi celeri neppure se ne parla, dando quasi l’impressione di voler fare un favore ai proprietari di spazi pubblicitari privati a scapito di altri privati, i concessionari pubblici. Concessionari che non credono più alle promesse dell’assessorato alle attività produttive, competente per la materia. E denunciano di essere stati ignorati per anni. Anzi, di fronte alle proteste, avrebbero avuto più difficoltà nella gestione dei pagamenti e un aumento di sanzioni e di interessi.