Che la riduzione dei tempi dei processi sia un obiettivo prioritario è un’evidenza sottolineata da anni non solo dai vari ministri che si sono susseguiti a via Arenula ma anche da tutte le categorie interessate, dagli avvocati ai pm, oltre ovviamente da coloro che a vario titolo si trovano implicati in un procedimento.
A rimarcare il concetto è stata ieri anche la ministra Marta Cartabia che, in Commissione Giustizia alla Camera per illustrare le linee programmatiche del suo ministero, ha affermato quanto sia “necessario approntare riforme realmente in grado di operare una riduzione dei tempi della giustizia, che oggi continuano a registrare medie del tutto inadeguate”, l’obiettivo primario è dunque quello di “riportare il processo italiano a un modello di efficienza e competitività, così da consentire anche una rinnovata fiducia dei cittadini nell’amministrazione della giustizia e altresì una ripresa degli investimenti, tenuto conto della strettissima connessione intercorrente tra relazioni commerciali, produttività economica e funzionamento della giustizia”.
E ciò vale per la giustizia civile, naturalmente ancora di più per quella penale: “la Camera ha approvato un ordine del giorno che impegna il governo in questa direzione – osserva – questo impegno deve essere onorato”, anche perché “un processo dalla durata ragionevole di per sé risolverebbe il nodo della prescrizione relegandola a evento eccezionale”. E la prescrizione, come è noto, è stato un punto molto controverso nella scorsa legislatura.
Rendere la giustizia efficiente, riducendo i tempi di definizione delle controversie, è un obiettivo imposto anzitutto dal principio costituzionale del giusto processo ma anche dal piano Next Generation Eu, che richiede espressamente la messa a punto di progetti e riforme che andranno inserite nel Recovery Plan da presentare in Europa.
A questo proposito la ministra ha elencato le priorità, dalla riorganizzazione della macchina amministrativa alla valorizzazione del personale, dalla digitalizzazione all’edilizia giudiziaria, sottolineando come il Parlamento – in quanto luogo di sintesi – debba essere coinvolto tornando ad essere centrale anche perché, spiega Cartabia, “un grande lavoro istruttorio è già stato fatto in ordine a moltissime tematiche” e non va vanificato anche se “il lascito del precedente governo va verificato”, vagliando ciò che “va salvato” e ciò che, invece, “va modificato o all’occorrenza implementato, per renderlo più efficace non trascurando i contributi dell’opposizione”.
Non a caso, oggi la ministra incontrerà la leader dell’opposizione Giorgia Meloni e nelle prossime settimane verranno presentati gli emendamenti ai testi già incardinati per le riforme, frutto del lavoro di un gruppo di esperti e del confronto nella maggioranza. Così potrebbe ripartire l’assalto alla diligenza, dove il bersaglio grosso resta il ripristino della prescrizione. Per la Guardasigilli questo è il momento di orientarsi verso il superamento dell’idea del carcere come unica effettiva risposta al reato
Inevitabile poi il riferimento al Csm: “Le note, non commendevoli vicende che hanno riguardato la magistratura rendono improcrastinabile la riforma di alcuni profili del Consiglio, anche per rispondere alle giuste attese dei cittadini per un ordine giudiziario che recuperi prestigio e credibilità”. Anche in questo caso c’è il testo di un ddl da cui ripartire, ma qualsiasi saranno le scelte, “dovranno radicarsi nella consapevolezza della fisiologica e ineliminabile pluralità delle culture della magistratura”.