“Occorre mettere mano alla riforma, che non è solo una riforma sulla prescrizione, ma sull’intero processo penale e si inserisce in un quadro sulle risorse umane, con concorsi per magistrati e per il personale: 16.500 le persone che entreranno”. È quanto ha detto la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, rispondendo alla Camera a un’interrogazione su dati ed effetti relativi all’introduzione di meccanismi di improcedibilità nell’ambito del processo penale, con particolare riferimento alla durata massima del giudizio di impugnazione presso le Corti d’appello. Tema su cui avevano espresso preoccupazioni anche il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, e il capo della Dna, Federico Cafiero De Raho (leggi l’articolo).
“I procedimenti di mafia e terrorismo andranno in fumo? Non è così – ha detto ancora il guardasigilli -, per i reati più gravi è prevista una proroga. La riforma prevede per gli uffici in maggiore difficoltà di attrezzarsi e di sfruttare gli investimenti per la digitalizzazione per essere al passo con i tempi. Il governo vuole affrontare il tema della durata dei processi che è gravissimo”.
Il Governo, ha sottolineato Cartabia, “vuole affrontare il tema della durata dei processi”: per questo ha ricordato la visita di ieri a Napoli, “una delle Corti d’Appello con maggiori criticità: 2031 giorni, quasi cinque anni, il tempo medio di definizione di un appello; tempo di trasmissione dei fascicoli dal tribunale alla Corte di appello anche superiori a due anni, a quanto mi hanno riferito i vertici degli Uffici giudiziaria; più di 57mila pendenze, con altrettante prescrizioni, non per effetto della riforma approvata dal Consiglio dei ministri, ma per una situazione di una gravità estrema” con una “violazione che reca tanto alla capacita’ dello Stato di assicurare Giustizia quanto ai diritti di vittime e imputati”.
Sempre a Napoli, ha aggiunto la ministra, “il rettore dell’Università raccontava di un docente assolto dopo un processo durato vent’anni”: al Sud, ha rilevato Cartabia, “ci sono anche esperienze virtuose come la Corte di appello di Palermo”. La Guardasigilli ha ricordato anche la “norma transitoria” per gli uffici che potranno “adeguare le strutture” anche con la “digitalizzazione”.