Nessun colpo di scena, niente terzo nome tirato magicamente fuori dal cilindro. Col mandato esplorativo “mirato” conferito ieri mattina a Maria Elisabetta Alberti Casellati (Forza Italia), di fatto un terzo giro di consultazioni “mascherate” dopo le due ufficiali concluse con una fumata nera, Sergio Mattarella ha rispettato il copione. Conscio però del fatto che per far digerire al M5s tutto il Centrodestra (compreso quindi Silvio Berlusconi) più che un’opera di mediazione politica la presidente del Senato, votata pure dai grillini nello “scambio” con Roberto Fico alla Camera, dovrebbe compiere un miracolo.
Mission impossible – Una missione praticamente impossibile, morta sul nascere dopo le parole pronunciate nel pomeriggio del leader del Movimento, Luigi Di Maio: “Il Centrodestra per noi è un artificio elettorale, le uniche due forze politiche che non si pongono veti a vicenda sono M5s e Lega” perciò “Salvini deve prendere una decisione entro questa settimana”. Per questo al Quirinale stanno già pensando a cosa fare dopo che l’ex membro laico del Csm si presenterà dal capo dello Stato a mani vuote. Si lascerà trascorrere il weekend, sia per svelenire il clima sia perché domenica c’è il primo dei due test indicato dal leader del Carroccio, Matteo Salvini, come propedeutico per l’eventuale formazione dell’Esecutivo: quello in Molise. Poi il 29 sarà la volta del Friuli-Venezia Giulia. Ma i tempi sono stretti e, vista la rapidità con la quale la Casellati è stata chiamata a sondare e riferire, difficilmente si aspetteranno altri sette/dieci giorni prima di imprimere l’accelerazione definitiva per uscire dallo stallo. Sarebbe troppo anche per uno estremamente paziente come Mattarella.
Jolly nel mazzo del Colle – Gli scenari a questo punto si riducono sostanzialmente a due. Il primo: un terzo giro di consultazioni – stavolta non per interposta persona – in cui il capo dello Stato metterà i partiti alle strette, oppure la carta-Fico calata come jolly. Malgrado le ritrosie dei Cinque Stelle, non è da escludere infatti la possibilità che Mattarella possa conferire alla terza carica dello Stato un mandato esplorativo volto a saggiare la disponibilità di pentastellati e Pd a trovare un accordo per mettere in moto la macchina. Anche questa però è una strada che si preannuncia piena di ostacoli. I renziani, così come spiegato giorni fa a La Notizia da uno di loro, considerano Fico “un grillino”, non il presidente della Camera. Ma certo, non è Di Maio. E a precise condizioni potrebbero starci. A cominciare da Matteo Renzi, che se pur nell’ombra continua a dare le carte e che arriverebbe a dare il via libera a un’operazione che per i dem presenta rischi altissimi. Altrimenti non resta che l’altro scenario, o se preferite la “terza via”: il Governo di tutti. O di nessuno. Per tornare al voto dopo l’estate.
Toninelli (M5S) apre al Pd (aggiornamento 19/4) – Se dovesse fallire il lavoro di Maria Elisabetta Alberti Casellati, la strada è solo una: chiudere la pratica col Centrodestra e avviare la trattativa col Pd. Il capogruppo al Senato del M5s, Danilo Toninelli, apre ai dem: “Non faremo mai alleanze con Berlusconi, che ha fatto fallire il Paese. Al Pd invece proponiamo di sederci al tavolo per scrivere un contratto di governo. Spero che i dem facciano un passo avanti, credo che i veti diventeranno qualcosa di diverso”. La replica del Pd è affidata all’ex vicesegretario, Debora Serracchiani. “Nelle prossime ore – ha detto a Circo Massimo su Radio Capital – staremo a vedere se e quando il presidente Mattarella incaricherà una nuova figura. Il Pd starà a quel tavolo. Ciò non vuol dire che faremo un governo con il M5s o che ci sia un dialogo aperto”.