Carta canta. E sulla prescrizione, quella sui cui è scritto il contratto di Governo, parla chiaro. Così, per raggiungere l’intesa, è bastato “poco più di mezz’ora”, come pronosticato dal vice premier Matteo Salvini, nel corso del vertice di ieri mattina a Palazzo Chigi tra il premier Giuseppe Conte, i vice Luigi Di Maio e lo stesso Salvini, il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, e quello della Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno. Un’intesa frutto della “sintesi” di “visioni” diverse – come spiega il capogruppo M5S alla Camera Francesco D’Uva (leggi l’intervista) – che pone fine alle tensioni tra i due azionisti della maggioranza, dopo che i 5 Stelle erano arrivati ad evocare persino la “rescissione” del contratto di Governo.
CARTA CANTA – Risultato: l’emendamento che blocca la prescrizione dopo il primo grado di giudizio “per tutti i reati”, come sottolinea il Guardasigilli, sarà approvato subito nel disegno di legge anticorruzione all’esame delle commissioni della Camera, ma entrerà in vigore solo a gennaio del 2020. Quando sarà già approvata anche la riforma del processo penale (la delega al Governo scade dicembre del 2019 e andrà all’esame del Senato dalla prossima settimana) con le misure per accorciare i tempi dei giudizi. Insomma, tutti d’accordo. I Cinque Stelle incassano subito il via libera al provvedimento. La Lega porta a casa la garanzia che la riforma sarà accompagnata da ulteriori misure per velocizzare i tempi della giustizia. Scongiurando il rischio del “fine processo mai”, paventato a più riprese dai parlamentari della Lega. “Voglio tempi brevi per i processi. In galera i colpevoli, libertà per gli innocenti”, commenta Salvini ad intesa raggiunta. “Ottime notizie”, gli fa eco su Facebook Di Maio: “Basta impuniti, la norma sulla prescrizione sarà nel disegno di legge anticorruzione. Ed entro l’anno prossimo faremo anche una riforma del processo penale. Processi brevi e con tempi certi. Finalmente le cose cambiano davvero”.
DDL ALLARGATO – Ma mentre M5S e Lega festeggiano l’intesa, a Montecitorio va in scena la protesta delle opposizioni. Che chiedono al presidente della Camera, Roberto Fico, l’annullamento del voto in commissione sul via libera all’inserimento della riforma della prescrizione nel ddl anticorruzione. Dopo che, la stessa terza carica dello Stato aveva respinto la richiesta di rimettere la questione dell’inammissibilità (per materia) dell’emendamento alla Giunta per il regolamento, stabilendo, precedenti alla mano, che la decisione finale potesse essere rimessa ai presidenti delle commissioni competenti, mettendo ai voti l’allargamento del perimetro del disegno di legge.
VOLANO GLI STRACCI – Alla fine le opposizioni la spuntano sul calendario dell’Aula, dove il ddl approderà non più lunedì prossimo, ma quello successivo, il 18 novembre, con voto finale previsto per il 21. Concedendo, quindi, più tempo all’esame in commissione del provvedimento alla luce delle modifiche sostanziali introdotte proprio con l’emendamento sulla prescrizione. Una decisione che ha riportato un po’ di calma dopo una giornata ad alta tensione durante la quale, a Montecitorio, si è sfiorata addirittura la rissa tra la maggioranza e l’opposizione, nella sala del Mappamondo dove si è tenuta la riunione delle commissioni riunite Affari costituzionali e Giustizia, quando i presidenti hanno messo ai voti l’allargamento del ddl anticorruzione al tema della prescrizione.