“Carminati è uscito per un problema di carattere tecnico-giuridico, ma anche di regole di uno Stato di diritto. Ha fatto 5 anni e 7 mesi di carcerazione preventiva, la Cassazione ha detto che è colpevole, ma ha rimandato alla Corte d’appello una rideterminazione delle pene. Poiché non si sa quanto debba fare di carcere, nel frattempo i termini di custodia cautelare sono scaduti e in un Paese civile oltre 5 anni di carcerazione preventiva sono abbastanza”. E’ quanto ha detto a Radio Cusano Campus, parlando della scarcerazione dell’ex Nar Massimo Carminati, il magistrato Alfonso Sabella.
“Da cittadino romano ovviamente sono arrabbiato – ha aggiunto il pm antimafia -, perché una persona col curriculum criminale di Carminati vederla tornare libero a casa mi fa male. Ma da magistrato non posso che prendere atto che queste sono le regole del nostro Paese, menomale che esistono queste regole. E’ giusto che il ministro faccia le sue verifiche, ma in questa vicenda non so quali errori ci potrebbero essere. La vedo difficile ipotizzare errori o ritardi”.
“Purtroppo – ha detto ancora Sabella – la politica tende troppo spesso a parlare alla pancia del Paese anziché educare il Paese. Bisognerebbe spiegare che certe cose, per quanto possano sembrare strane, rientrano nello Stato di diritto, e menomale, perché lo Stato è diverso dalla mafia e dalla criminalità. Quando arrivai in Campidoglio ho trovato tanta corruzione, ma non ho trovato mafia. La questione di mafia capitale è una questione di carattere tecnico che da magistrato mi appassiona. Ma da italiano che cosa me ne frega se giuridicamente rientra nell’articolo 413 bis o 416, quando quelle indagini hanno messo in luce un sistema devastato, un sistema pubblico sottomesso ad interessi privati”.