Una campagna elettorale di amori brevissimi, di tradimenti perdonati e di ricongiungimenti che arriveranno. E anche oggi siamo qui per il bestiario elettorale.
AMICI PER FINTA
Giorgia Meloni vive questa campagna elettorale come una lunga prova generale verso Palazzo Chigi. Così ancora una volta a Rtl102.5 rilancia: “Le regole si conoscono nel centrodestra. Il partito che prende più voti in una coalizione propone al presidente della Repubblica la figura che vorrebbe fosse indicata come premier. Spetta al presidente della Repubblica. Il nome sono io, perché non dovrebbe esserlo? La cosa che non capisco è: perché la Meloni no? Io penso che chi vota Fratelli d’Italia voti in quest’ottica”, dice.
Passano pochi minuti e Matteo Salvini mentre visita un canile a Milano punta contro la telecamera e spiega: “Chi fa cosa lo decidono gli italiani con il voto del 25 settembre. Non ci sono ministri adesso, premier, sottosegretari: aspettiamo il 25 settembre. Se gli italiani scelgono il centrodestra e nel centrodestra danno un consenso di più alla Lega – ha aggiunto -, sono pronto a prendermi l’onore e l’onere di prendere per mano questo Paese e di scegliere il meglio per questo Paese”. Non male l’aria dalle parti del centrodestra.
A COLPI DI MANTRA
Passando tutto il giorno infoiato su Twitter Carlo Calenda sceglie un commento di Goffredo Bettini (Pd, nella foto) che lo accusa di essere “inaffidabile e spregiudicato”: “Goffredo, – scrive Calenda – facciamo una cosa, ne parliamo dopo che tu avrai ripetuto come un mantra Thailandese ‘ho sbagliato a pensare che Conte fosse il nuovo Prodi’ venti volte e siamo a posto cosi. Poi parliamo di alleanze elettorali”. Bettini lo fulmina: “Caro Carlo, riparliamone quando avrai capito che il mantra è una pratica induista che non c’entra niente con la Thailandia. Che è buddista e in piccola parte mussulmana. Ancora una volta, non solo in politica, sei in errore”. Carletto, dietro alla lavagna.
STRATEGHI ANCHE SU DI BATTISTA
“Non si può ricucire coi 5 Stelle ora che torna Di Battista” era la frase preferita da certi esponenti dell’ex coalizione di centrosinistra e di molti editorialisti che hanno già spostato armi e bagagli dal duo Renzi-Calenda. Di Battista non si è candidato. “Eh, ma c’è Casalino!”. Casalino non si è candidato. “Ma non sono affidabili! Andiamo con Calenda” e poi si è visto com’è finita. Sarebbe curioso sapere chi siano le fonti di questi valenti giornalisti. Oppure sarebbe interessante sapere se non siano guidati dagli interessi, mica dalle fonti.
PRI, A VOLTE TORNANO
Pochi se ne sono accorti ma in queste elezioni esiste ancora il Partito Repubblicano Italiano. C’è da dire che si sta dando anche da fare: dopo aver prima stracciato il patto con Azione e poi annullato quello con Impegno Civico, il PRI ieri ha annunciato un accordo elettorale con Italia Viva. La campagna elettorale è ancora lunga, magari farà in tempo a scegliere il palco del JovaBeach Party.
CIAO CIAO AL GRANDE NORD
Tra i partiti italiani esiste la Confederazione Grande Nord guidata da Roberto Bernardelli, storico esponente della prima Lega di Bossi e poi Lega Casalinghe-Pensionati, poi Padania pensione sicura, poi Pensionati Padani e Pensionati Nord, poi Lega Padana Lombardia. Formidabile appello per le prossime elezioni: “Non voteremo la partitocrazia romana. La questione settentrionale è la grande assente di queste elezioni”. A Salvini fischiano le orecchie?
L’IRREALE CALENDA
Dice Enrico Letta: “Calenda ha scambiato Twitter per la realtà”. Ha ragione, eccome. C’è da dire che anche lui però ha scambiato Calenda per un politico capace.
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