È proprio il caso di dirlo: adesso lo dice anche l’Europa. Una conferma ulteriore a qualcosa che – diciamolo – tutti più o meno immaginavamo: i parlamentari italiani sono i più pagati tra i 27 Paesi membri. A dirlo, più che chiaramente, è un corposo report realizzato dal Parlamento europeo. I numeri sono chiari (come si evince anche dai grafici qui di fianco): con oltre 140mila euro di “salario” netto – che include indennità, diaria, rimborsi spese e benefit – gli eletti in Italia sono i più pagati, meglio degli omologhi tedeschi che si fermano a 90mila euro. Ma dietro ancora ci sono gli eletti a Parigi, che prendono 84mila euro, in linea con la media dei deputati europei, poi gli inglesi (70mila euro). Che dire, infine, dei parlamentari ungheresi, i meno pagati – loro malgrado – di tutta Europa. Pensate: gli italiani arrivano a prendere dieci volte di più rispetto agli omologhi di Budapest.
DALLA PADELLA ALLA BRACE. C’è da dire, però, che quello degli stipendi non è l’unico tema che emerge dal corposo report (213 pagine in tutto). Anzi: lo stesso rapporto è stato richiesto dalla Commissione per il controllo dei bilanci perché anche a Bruxelles la spesa per le onorevoli pensioni è un fardello pesante. E a ben vedere: nel 2019, si legge, le pensioni degli ex eurodeputati sono costate complessivamente 15 milioni di euro. I due fronti di analisi – da una parte gli stipendi, dall’altra le pensioni – d’altronde sono collegati a doppia mandata: le pensioni degli eurodeputati, infatti, sono stabilite in relazione all’ammontare delle pensioni degli eletti alla Camera bassa (Montecitorio per quanto riguarda l’Italia) di ogni singolo Paese. All’aumentare dell’una, dunque, aumenta anche la seconda, e viceversa.
PENSIONATI SUPER STAR. Ed è evidentemente anche per questa ragione che gli eurodeputati italiani non se la passano affatto male. Tutti gli eletti a Bruxelles al compimento dei 63 anni di età, hanno diritto a un pensione di anzianità a vita pari al 3,5% della retribuzione per ciascun anno completo di esercizio di mandato. Ma non è tutto: il privilegio scatta, clamorosamente, dopo appena un solo anno di mandato. Con una sola legislatura (cinque anni di mandato) ogni europarlamentare matura una pensione a vita pari a 1.484,70 euro al mese. Un importo raddoppia se l’europarlamentare fa due legislature. Privilegi su privilegi, dunque. In Europa come in Italia. Già, perché se a Montecitorio e a Palazzo Madama bastano cinque anni per maturare la pensione, le cose vanno diversamente in altri Paesi. In Belgio, tanto per dire, occorrono 34 anni. In Francia addirittura si arriva a 40 anni. Una distanza siderale che rende ben conto di cosa sia “casta” e cosa no.
LA NUOVA BATTAGLIA. Ed è per questa ragione che l’europarlamentare M5S Sabrina Pignedoli è pronta a rilanciare la battaglia sul taglio degli stipendi. “Questi dati non possono essere ignorati – spiega a La Notizia – Dopo il taglio del numero dei parlamentari bisogna passare alla fase due, quella della riduzione dello stipendio. Tutti i cittadini sono alle prese con il Coronavirus e stanno facendo sacrifici, è giusto che anche la classe politica dimostri sobrietà e dia un segnale di vicinanza al Paese. Il Movimento 5 Stelle ha già presentato una proposta di riduzione. Chi ci sta?”. Domanda che resta aperta alle opposizioni. Che ora saranno chiamate a rispondere anche su un altro fronte di battaglia, quello del taglio delle euro-pensioni: “La nostra proposta – spiega la Pignedoli – prevede un ricalcolo e una riforma delle pensioni degli eurodeputati, affinché il diritto pensionistico dei deputati sia in linea con i sistemi previdenziali dei cittadini ordinari dei singoli Stati membri. Una società avanzata come la nostra non può legittimare cittadini di serie A, con infiniti privilegi, e di serie B con diritti dimezzati. Questi diversi trattamenti sono inaccettabili”.