Vittorio Sgarbi ne ha combinata una delle sue ma questa volta nessuno è corso in suo aiuto. Con una decisione tutt’altro che scontata, infatti, la Giunta per le autorizzazioni di Montecitorio all’unanimità ha negato l’immunità al sottosegretario alla Cultura che ora finirà sotto processo, davanti al tribunale civile di Roma, per via di alcuni insulti rivolti all’allora vice presidente della Camera e attuale presidente di Azione, Mara Carfagna, ben tre anni fa.
Nel 2020 Vittorio Sgarbi insultò l’ex ministra Mara Carfagna sui social. E ora rischia di doverla risarcire
Una vicenda che rischia di costare cara al sindaco di Sutri perché qualora dovesse essere ritenuto colpevole dal giudice Roberta Nocella, allora finirebbe per dover risarcire l’ex ministra di tasca propria. A nulla è valsa la linea difensiva di Sgarbi che ha puntato tutto sull’insindacabilità delle opinioni espresse in quanto connesse all’esercizio della funzione parlamentare”. Una tesi profondamente avversata dalla relatrice Antonella Forattini, del Partito democratico, che ha sottolineato come Sgarbi ha rivolto offese alla Carfagna che non possono essere giustificare in alcun modo, neanche appellandosi al proprio ruolo di parlamentare.
La Giunta per le autorizzazioni della Camera ha negato l’immunità al sottosegretario alla Cultura
Evidentemente le frasi e gli epiteti rivolti nei confronti dell’ex forzista di ferro sono stati giudicati troppo gravi per poterci passare sopra. Del resto, stando a quanto emerge dagli atti del procedimento, appare difficile pensarla diversamente. Questo perché Sgarbi, nei video pubblicati su Facebook il 12 giugno 2020, l’8 e il 9 settembre 2020, si era lasciato andare un po’ troppo a commenti nei confronti della Carfagna rea di averlo infastidito invitandolo a indossare correttamente la mascherina in Aula per via delle norme contro la pandemia da Covid.
Un affronto che aveva scatenato l’ira del sindaco di Sutri che aveva deciso di risponderle attraverso i social con un primo video in cui, dopo aver raccontato che il Covid era ormai un ricordo e anche un’attenta disamina del curriculum vitae della collega di coalizione, passava all’attacco: “Ma chi c… sei?. Io la mascherina la indosso come voglio e farei meglio a non indossarla perché fa male. Serve solo il distanziamento sociale. Capra!”. Un anno dopo, per l’esattezza l’8 settembre, torna di nuovo ad attaccare la Carfagna: “Mi fa più schifo la Carfagna, spero che in Tribunale venga condannata per avere mentito. Ma va a ca… Siete 629 retorici terroristi, volete che la gente muoia, siete contenti del coronavirus per avere misure di eccezione, di emergenza, fate ca…”.
La frase incriminata: “Mi hanno cacciato dal Parlamento per quindici giorni, la conferenza dei capigruppo del c…, con la Sor-cagna, con la Carfagna”
Ma il peggio deve ancora arrivare: “Mi hanno cacciato dal Parlamento per quindici giorni, la conferenza dei capigruppo del c…, con la Sor-cagna, con la Carfagna, la Sorcagna che dice, la Sorcagna ecco la Sorcagna che dice: ‘Ha cercato anche di negare di avermi insultata’; ma come posso insultare una che non esiste, ma vaff…”. Tutto finito? Macché.
Successivamente il sottosegretario si è lasciato andare anche ai più classici insulti maschilisti: “Quella intollerabile cretina della Carfagna dice ‘isolatevi’; quella poveretta, (si trova, ndr) in Parlamento solo per essere stata in ginocchio davanti a Berlusconi. Capre! Carfagna capra! Mi fa schifo che mi rappresentiate in Parlamento, sono stato cacciato, tornerò per mandarvi a fare in c… come vi meritate, ridicoli, schifosi, balordi, orridi, addio”.