Doveva essere una delle priorità del suo mandato ma l’annunciata riorganizzazione del sistema carcerario, promessa già a ottobre 2022 dal ministro Carlo Nordio, resta ancora ferma al palo. Uno stallo che non è di certo dovuto a un miglioramento della situazione visto i dati impietosi del Garante nazionale dei detenuti, secondo cui quest’anno sono già state conteggiate 18 morti in cella con un trend che ricalca quello del 2022 quando in 12 mesi si è arrivati alla cifra shock di 85 suicidi, ma che sembra dovuto esclusivamente ai pochi fondi a disposizione per mettere mano a un’emergenza indegna per un Paese che vuole definirsi civile.
Doveva essere una delle priorità del suo mandato ma l’annunciata riorganizzazione delle carceri, promessa dal ministro Nordio, resta ancora ferma al palo
“Il fardello di dolore che emerge da queste situazioni carcerarie dove si sviluppa una situazione di autolesionismo fino al suicidio è intollerabile in uno Stato civile” ma “è un fenomeno che esiste” ha spiegato il ministro della Giustizia rispondendo ad alcune interrogazioni sulle carceri durante il question time in Aula alla Camera.
“Questo non significa sottovalutare il fenomeno o essere rassegnati”, ha sottolineato il guardasigilli che poi, in modo un po’ sorprendente, ha gonfiato il petto affermando che “un primo risultato lo abbiamo raggiunto: i suicidi sono diminuiti rispetto al 2022 di un 15 per cento”. Questo, precisa Nordio, “non significa essere soddisfatti, però se la tendenza è quella di diminuirli, allora possiamo guardare al futuro cercando di imparare le lezioni del passato”.
Lo stesso ha poi spiegato, lasciando di sasso i parlamentari presenti, che “non è solo il carcere che provoca il suicidio, ma anche un’ingiusta indagine o detenzione – sia pure domiciliare – in quanto determina lo shock psicologico. Quindi è un discorso che va affrontato a monte, privilegiando finalmente la presunzione di innocenza”. Tutte ragioni per le quali, insiste, la pena “deve essere certa, ma deve essere soprattutto proporzionata. Deve essere immediata e deve tendere alla rieducazione del condannato, non deve essere afflittiva oltre il senso dell’umanità”.
Da inizio anno già 18 detenuti morti. No del governo a nuove prigioni
Poi, affrontando il tema dell’imperdonabile e atavico problema del sovraffollamento delle carceri, il ministro della Giustizia ha ricordato che “il nostro obiettivo è quello di trovare spazi – carceri, caserme dismesse, altre cose – dove consentire il lavoro e lo sport che sono le uniche due soluzioni verso una rieducazione del condannato”.
Incalzato in Aula dalle opposizioni che chiedevano conto della promessa fatta in campagna elettorale dalle destre di realizzare nuovi penitenziari, Nordio ha risposto facendo spallucce e spiegando che “costruirne di nuove è difficilissimo. L’unica possibilità è avvalersi di strutture che già abbiamo come le tantissime caserme dismesse che potrebbero essere utilizzate”, ristrutturandole e rendendole adatte per i detenuti condannati per reati minori. Poi ha aggiunto che “il tema centrale dell’attività in campo penitenziario è stata e sarà la sicurezza nelle Carceri, tanto nell’interesse degli operatori quanto dei detenuti. In quest’ottica l’azione è rivolta costantemente ad ampliare lo spazio delle Carceri”.
Nordio: “Stiamo lavorando a un nuovo codice di procedura penale che ridurrà la popolazione carceraria”
Di pari passo, continua il ministro della giustizia, il governo “sta lavorando a un nuovo codice di procedura penale che ridurrà la popolazione carceraria”, favorendo pene alternative e l’istituto della rieducazione, senza spiegare nel dettaglio in che modo l’esecutivo pensa di riuscirci. Insomma sembra mancare una ricetta per rispondere alle tante criticità che interessano il sistema carcerario italiano.
A protestare, infatti, sono le opposizioni che compatte hanno criticato l’intervento del ministro. In aula al Senato la capogruppo M5S in commissione Giustizia, Ada Lopreiato, lo ha incalzato: “Parliamo delle carceri: il numero delle persone attualmente detenute in Italia continua a rimanere pericolosamente al di sopra dei limiti di capienza, con un tasso medio del 110% dei posti disponibili. Dal governo nessuna risposta su questa emergenza”.
Gli ha fatto eco la deputata Pd in Commissione Giustizia, Michela Di Biase, secondo cui “proponete un nuovo reato a settimana, avete superato ogni record in questo delirio panpenalista, e continuate ad ignorare i problemi che si ripetono ciclicamente nei penitenziari. Approvate nuovi reati senza interrogarvi sulla finalità della pena e con il decreto Caivano avete smantellato la giustizia minorile, inasprendo le pene e smantellando le pene alternative, e abbandonando a sé stessi i detenuti con disagio neuro psichiatrico. Nordio aveva annunciato un fantomatico Piano carceri, ma sembra aver fatto la fine del Piano Mattei”.
La stessa, concludendo, ha aggiunto: “Con 50mila posti disponibili abbiamo oltre 60mila persone recluse, con un tasso di crescita del 120%. La situazione è drammatica e non possiamo continuare a girarci dall’altra parte”.