Non è un mistero che tra stampa e politici (soprattutto dell’area di centrodestra) non corra buon sangue: lo dimostra, in modo eclatante, la nuova proposta di legge presentata dai parlamentari di Forza Italia che prevede da due fino a cinque anni di carcere per i giornalisti che pubblicano intercettazioni e atti d’indagine, anche se non più secretati.
Carcere fino a cinque anni per i giornalisti che pubblicano intercettazioni non più segrete
Così il partito di Silvio Belusconi tenta di colpire al cuore il mondo dell’informazione. La proposta di legge è stata depositata alla Camera lo scorso 22 dicembre dai deputati forzisti Annarita Patriarca e Tommaso Antonio Calderone, entrambi membri della Commissione Giustizia. Allo stato attuale, la stampa ha sempre facoltà di pubblicare il contenuto di atti non segreti e quindi a disposizione delle parti. Chi, invece, procede alla pubblicazione – integrale o parziale – di materiale prima che si sia conclusa l’udienza non preliminare o, se non prevista, che giungano a termine le indagini preliminari è punibile per legge secondo quanto previsto dall’articolo 648 del codice penale.
In particolare, l’articolo 684 del codice penale prevede la reclusione fino a trenta giorni oppure il pagamento di una sanzione di importo compreso tra 51 e 258 euro. Simili punizioni sono state giudicate troppo generose da FI che sembra essere determinata a sostituire l’art. 684 con una nuova norma ossia l’articolo 379-ter che, secondo quanto scritto dai due deputati forzisti in una nota, “introduce una fattispecie tipica di reato, punibile da due a cinque anni e quindi, una volta approvata la norma, nessuno potrà più pubblicare con leggerezza atti di indagine fino all’udienza preliminare, così come prescritto. Il mostro non andrà più sbattuto in prima pagina a fronte di una semplice contravvenzione”.
Uno scenario che ha del paradossale se si considera che i giornalisti giudicati colpevoli di aver commesso il reato di pubblicare atti non più segreti rischierebbe di scontare una pena superiore a quella di chi compie truffa, corruzione tra privati, favoreggiamento personale o, ancora, malversazione di fondi pubblici o uguale a coloro che prendono parte a un’associazione a delinquere.
Forza Italia presenta una nuova proposta di legge che mina il mondo dell’informazione
A difesa della norma c’è la nota dei deputati Patriarca e Calderone. “Il nostro ordinamento processuale penale vieta che vengano pubblicati o diffusi atti di indagine, anche a stralcio. Purtroppo, da anni si assiste allo scempio di sbattere il mostro in prima pagina con tutte le attività di indagine, intercettazioni, dichiarazioni di collaboratori o sommarie informazioni testimoniali pubblicate su tutti i giornali. Questo fatto, a oggi, è vietato da una norma del codice di procedura penale che ne vieta la pubblicazione fino all’udienza preliminare e che prevede, per la violazione, soltanto una punizione blanda, una contravvenzione, sebbene tutto questo incida gravemente sui diritti costituzionali del cittadino. Adesso si potrà avere finalmente una svolta significativa”, si legge nel comunicato.
La “svolta”, come è stata chiamata dai due deputati, è stata già contestata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo che ha bollato come “illegittimo” il carcere per i giornalisti. Anche se è indubbio che la norma possa incontrare un largo consenso nella maggioranza di Centrodestra.
Del resto, a seguito del giuramento, il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha più volte contestato la prassi relativa alla pubblicazione delle intercettazioni da parte dei giornalisti, giudicata “una porcheria” nonché uno “strumento micidiale di delegittimazione”.
Nel caso in cui la proposta di legge di FI venisse approvata, verrebbe portato a compimento il progetto imperniato sulla messa a tacere della stampa che è già stato a suo tempo inaugurato con il decreto “sulla presunzione di innocenza” varato dall’ex Guardasigilli Marta Cartabia. Il decreto ha imposto enormi restrizioni alla comunicazione delle autorità giudiziarie, impedendo loro di fornire informazioni ai cronisti che andassero oltre i contesti formali e prevedendo sanzioni disciplinari in caso di violazioni.