Un addio non senza strascichi quello dello storico corrispondente della Rai da Londra Antonio Caprarica. Troncato il rapporto con la televisione pubblica Caprarica ha annunciato azioni giudiziarie a causa di “pressioni con metodi inammissibili e offensivi”. “Di fronte al mio rifiuto della proposta di andare via dall’azienda con un incentivo”, ha spiegato il giornalista all’Ansa, “ho ricevuto contestazioni risibili”.
Caprarica avrebbe dovuto lavorare in Rai per almeno altri due anni e mezzo: “Per questo rifiutato la proposta di andare via con incentivo. Prima la Rai mi ha mandato un auditing, che non ha trovato e non poteva trovare niente. Poi mi ha inviato in data 7 ottobre una lettera di contestazioni di violazioni di regole burocratiche interne, come ad esempio la mancanza di una procura negoziale per potere assumere collaboratori”, ha affermato Caprarica. Un potere che secondo Caprarica è implicito nella nomina di un corrispondente capo. “Nessuno mi ha mai chiesto la procura e se fosse effettivamente servita avrebbe dovuta darmela l’azienda. Poi mi hanno contestato la mancanza di una gara europea per la scelta dei collaboratori. A Londra non abbiamo dipendenti fissi ma solo collaboratori esterni, che lavorano lì da 30 anni e ho già trovato quando sono arrivato”, ha continuato il giornalista, “ma la Rai di Gubitosi contesta a me di non aver fatto la gara. E la stessa situazione c’è a Berlino e in altre sedi e nessuno ha mai dato indicazioni in questo senso. Senza nemmeno aspettare una mia risposta mi ha convocato il dg, dicendomi che se fossi andato via il procedimento disciplinare sarebbe decaduto. Io ho risposto che dalla Rai sarei uscito solo a testa alta e, a quanto mi risultava, l’azienda aveva già contattato un collega a cui aveva offerto la sede di Londra, cosa che il dg non ha potuto negare”
Il 14 novembre Caprarica ha prodotto le sue difese comprese la registrazione delle parole del direttore del personale che nel contestare la lettera del giornalista aveva ammesso, a detta di Caprarica, che alcuni di quegli addebiti erano risibili e pretestuosi. In risposta la Rai il 21 novembre ha inviato un’altra lettera di addebito. La direzione del personale ha inviato due lettere consecutive, invitando Caprarica ad astenersi dalla gestione amministrativa della sede.
Alla fine a Caprarica sono state proposte ferie pagare per alcuni mesi, rifiutati dallo storico corrispondente londinese: “Non si sprecano così i soldi dei dipendenti. Ho deciso quindi di andar via per giusta causa per consentire che sia un tribunale vero a giudicare. Provo un’infinita amarezza di fronte al vertice di un’azienda, a cui ho dato la vita, che non ha alcun rispetto per il suo passato, né per il capitale umano di cui cerca brutalmente di disfarsi”.