Nella Piana di Gioia Tauro, un territorio fertile baciato dal sole della Calabria, di Rosarno, si consuma una realtà che stride con l’immagine bucolica di campi rigogliosi e contadini operosi. Dietro la facciata di un’agricoltura fiorente si nasconde una vergogna d’Italia: lo sfruttamento sistematico dei braccianti stranieri, uomini e donne che, provenienti da terre lontane in cerca di un futuro migliore, si ritrovano invischiati in una rete di caporalato e soprusi che li priva di ogni dignità.
Le giornate, scandite da un ritmo massacrante sotto il cielo cocente, sono dedicate alla raccolta di frutta e verdura per paghe irrisorie che oscillano tra i 3 e i 7 euro l’ora. Spesso senza contratto, senza tutele, senza diritti, lavorano sotto il sole cocente, piegati dalla fatica, esposti a pesticidi e prodotti chimici pericolosi senza adeguate misure di sicurezza.
Vittime di caporali senza scrupoli che lucrano sulla loro disperazione, pagandoli a cottimo e sfruttandoli senza pudore. Vivono in baracche fatiscenti, ammassati in condizioni igienico-sanitarie precarie, privi di acqua corrente e servizi igienici adeguati. L’isolamento sociale è pesante, accentuato dalla barriera linguistica e dalla diffidenza della popolazione locale.
Il razzismo e la discriminazione sono piaghe che avvelenano le loro vite, rendendoli ancora più vulnerabili allo sfruttamento. Le donne, ancora più esposte, subiscono spesso violenze e abusi, diventando vittime indifese di una doppia discriminazione.
Sfruttamento e caporalato: una piaga che non si estirpa
Eppure, tra tanta sofferenza, c’è anche un barlume di speranza. C’è chi lotta per la legalità e per il rispetto dei diritti umani, come le organizzazioni umanitarie che offrono assistenza ai braccianti, denunciano le ingiustizie e si battono per il loro riscatto.
C’è chi sogna un futuro migliore, chi cerca di integrarsi nella società italiana, chi vuole solo vivere dignitosamente del proprio lavoro. L’XI Rapporto dell’Osservatorio Rosarno di Medici per i Diritti Umani (MEDU), un’organizzazione umanitaria che opera nella Piana di Gioia Tauro dal 2008 fotografa una situazione di persistente precarietà per i braccianti stranieri nella Piana di Gioia Tauro. I dati parlano di una realtà drammatica:
Oltre 2.500 braccianti, prevalentemente provenienti da Mali, Gambia e Ghana, lavorano nei campi della Piana. Solo il 15% ha un permesso di soggiorno regolare per lavoro subordinato o stagionale. Condizioni abitative fatiscenti: il 70% vive in baracche, il 20% in casolari abbandonati e il 10% in tende. Sfruttamento lavorativo diffuso: il 60% lavora senza contratto, il 35% è sottopagato e il 5% subisce minacce o violenze. Salute a rischio: il 40% soffre di malattie legate alle precarie condizioni di lavoro e di vita. Un’emergenza umanitaria che richiede un impegno concreto
A Rosarno condizioni di vita inumane e un isolamento sociale pesante
La Piana di Gioia Tauro è un abisso che non può essere più ignorato. Per MEDU le istituzioni devono fare di più per tutelare questi lavoratori invisibili, per estirpare il caporalato e garantire condizioni di vita e di lavoro decenti.
Per questo l’associazione chiede alle istituzioni di intervenire con misure concrete e decise per tutelare i diritti dei braccianti stranieri e garantire loro condizioni di vita e di lavoro dignitose: regolarizzare il lavoro e contrastare il caporalato con pene più severe e controlli più efficaci; migliorare le condizioni abitative, garantendo l’accesso ad acqua potabile, servizi igienici adeguati e alloggi sicuri; tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori, fornendo loro adeguate misure di protezione e accesso alle cure mediche e infine promuovere l’integrazione sociale e contrastare la discriminazione attraverso percorsi di mediazione linguistica e culturale.