La cosa certa è che la preparazione delle prossime elezioni regionali in Basilicata per il centrosinistra – che sia un campo largo, un campo giusto o un qualsiasi altro campo – è un pessimo spettacolo. A poco più di 24 ore dalla sua designazione come candidato del centrosinistra (Pd più M5S) per le regionali in Basilicata, il nome di Domenico Lacerenza viene messo in discussione all’interno della coalizione.
“Ritirare la candidatura di Lacerenza o promuoviamo il polo dell’orgoglio lucano”, chiedono attivisti, sindaci, amministratori, sindacalisti e dirigenti del Pd e del centrosinistra lucano in un documento diffuso da Giovanni Petruzzi, all’epoca coordinatore della mozione Cuperlo. Petruzzi ha definito anche “quanto mai opportuno ed urgentissimo” che sia convocata la direzione regionale del Pd, “che non ha mai discusso né deliberato la candidatura a presidente di Lacerenza”.
Lacerenza candidato in Basilicata, strada subito in salita
Lacerenza il giorno dopo la sua designazione avvenuta di corsa per trovare un sostituto al precedente candidato Angelo Chiorazzo si è confrontato sul programma con la segreteria dem, Elly Schlein, e con il presidente pentastellato, Giuseppe Conte. Ma quasi subito è salita la tensione con l’ex Terzo Polo e si erano soprattutto rincorse le voci su un nuovo, clamoroso colpo di scena: pur di allargare il perimetro della coalizione, si punterebbe su un nome nuovo al posto dell’oculista. “Se volete vincere dovete mettervi d’accordo, se volete perdere continuate così”, sono state le parole rivolte da Romano Prodi a Conte durante la presentazione del libro Capocrazia di Michele Ainis, a Roma.
Bastian contrari
Carlo Calenda attacca il Pd: “Ma vi rendete conto dello scempio che state facendo per andare dietro a Conte”, chiede su X. Il suo uomo forte sul territorio, l’ex presidente Marcello Pittella, lascia intendere che le trattative con il candidato di centrodestra Bardi siano più che possibili sottolineando come Lacerenza “non è caduto ma per molti del tavolo e per molti aspetti non ha una vocazione politica particolarmente spiccata”.
Attacca inevitabilmente anche Matteo Renzi: se insegue Giuseppe Conte il centrosinistra è finito. Prima o poi lo capirà anche il Pd, non dispero che questo avvenga il prima possibile”. “Mi colpisce molto questa involuzione del centrosinistra. Quando c’ero io si facevano le primarie, adesso chiamano il primario. Questo primario di oculistica che è talmente una situazione incredibile che potremmo dire che hanno scelto un oculista perché non li hanno visti arrivare”, ha detto a margine della fiera LetExpo a Verona.
Ieri il tavolo del centrosinistra si è protratto per ore. Sul piatto, al momento, c’è la blindatura “romana” di Domenico Lacerenza, che alla luce del sostegno di Pd, M5s, Avs, e +Europa, ha definito prive di fondamento le voci di un suo ritiro. Nella sede del Pd lucano, i dirigenti dei partiti della coalizione hanno continuato tuttavia a esprimere alcune perplessità sul nome di Lacerenza. Nel corso della discussione sarebbe stata infatti esaminata anche la possibilità di scegliere un candidato governatore diverso (tra una rosa di nomi fatti al tavolo) che permetterebbe di allargare il perimetro della coalizione.
Oggi il leader di Azione Carlo Calenda sarà a Matera e il nodo potrebbe sciogliersi con l’uscita di Azione dalla coalizione. Comunque vada a finire il vento che tira da queste parti è ben diverso da quello vittorioso in Sardegna e da quello carico di speranza in Abruzzo. Il “campo largo” ha bisogno di partiti che siano capaci di stare stretti e per il Pd la missione è molto più difficile del previsto.