La ressa davanti agli uffici postali con la polizia intervenuta per evitare il peggio. I tempi incerti e gli uffici comunali delle assistenti sociali assediati da pratiche con corse contro il tempo. Questa è la cronaca della parte dell’Assegno di inclusione a Napoli, la misura che sostituisce il Reddito di cittadinanza. La Campania è una delle prime due regioni insieme alla Sicilia per numero di domande e rappresenta un terzo del totale nazionale. Invece nella sola area metropolitana si attendono 110mila richieste e solo in città oltre 40mila, ma la stima è per difetto: con i suoi numeri Napoli è la capitale del disagio sociale.
L’allarme dell’assessore: chi paga?
A lanciare un allarme è l’assessore comunale alle Politiche sociali Luca Trapanese: “Per la prima volta ci siamo trovati 8mila persone in piattaforma. Non è ancora chiaro se i 120 giorni di presa in carico dei servizi sociali partono da quando le persone sono andate al Caf per fare la richiesta di attivare con il Pad o partono da ieri dopo che sono state caricate sulla piattaforma Gepi. Nel primo caso abbiamo perso quasi un mese, nel secondo siamo ancora in tempo. In previsione di una tragedia di domande in arrivo – aggiunge -ne aspettiamo 40mila a fronte di 220 assistenti sociali che si sono registrate tutte sulla piattaforma per prendere in carico le domande”.
Una delle criticità riguarda proprio il personale, parliamo di almeno 200 pratiche per assistente sociale e il tempo che resta un rebus: “quando la richiesta viene riconosciuta deve essere poi convalidata dalle assistenti sociali – sottolinea l’assessore – altrimenti si perde l’assegno e lo possono fare entro 120 giorni di tempo: ora da quando decorre questo periodo? È un carico di lavoro enorme che è stato vomitato sui Comuni e sui loro servizi sociali”. L’Assegno di inclusione rientra in una grande emergenza sociale a Napoli, a partire dalle condizioni di povertà estrema come quella dei senza dimora.
Assegno di inclusione, troppi senza tetto
Complice l’arrivo del grande freddo e un clima invece più mite nelle regioni settentrionali arrivano persone senza dimora a Napoli. E in questo modo aumenta il numero di 6mila stimato dall’Istat. “La città è al collasso – spiega preoccupato Trapanese – siamo invasi di persone senza dimora che arrivano dal nord perché è una piazza comoda per il clima. Abbiamo messo tutte le risorse economiche e organizzative ma il Terzo settore non ce la fa più: ho messo a bando 250 posti letto ma 75 sono andati inevasi. Quindi non ho l’ente che ha la capacità di presa in carico”. A Napoli sono arrivate da più parti le richieste di intervenire in alcuni punti “caldi” come la Galleria Principe o di aprire le stazione della metropolitana e delle linee ferroviare.
Secondo Trapanese il problema di presa in carico delle persone senza un tetto o che vivono in strada è più complesso. “Stiamo studiando con l’Università di Torino le possibili soluzioni sull’abitare dove ci viene detto che non bastano solo i luoghi di accoglienza serve ma attivare servizi su strada con le case di cartone e la pulizia delle strade o la distribuzione oculata del cibo. L’Istat ci dice 6mila persone senza dimora e dentro ci sono tante tipologie d casi”. L’ultimo allarme arriva dal presidente della commissione consiliare Politiche sociali Massimo Cilenti: “A Ponticelli in viale della Metamorfosi una senza dimora con disagio mentale occupa il marciapiede uno stato di agitazione provocando rischi per i pedoni e automobilisti su una strada a scorrimento veloce”.