L’Anticorruzione bastona il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) per la decisione di realizzare una tv scientifica. Il progetto si chiama High Science Tv.EU e vale 9,7 milioni di euro (stanziati dal Cipe), l’obiettivo è quello di dotare il più grande ente di ricerca italiano di una televisione per la divulgazione dei risultati scientifici. Un’iniziativa meritoria, peccato però, che ad avviso dell’Anticorruzione, sia stata portata avanti senza rispettare la legge in materia di gare pubbliche.
La storia comincia il 23 marzo del 2018, pochi gironi dopo le elezioni che qualche mese dopo (il 1 giugno) avrebbero portato alla nascita del Governo Conte. Quel giorno, il ministero dell’Istruzione dell’Università, ancora guidato da Valeria Fedeli per il disbrigo degli affari correnti, chiede al Consiglio Nazionale delle Ricerche di rimodulare in progetto High Science Tv.Eu. Passano pochi giorni e l’8 aprile il Cnr provvede alla rimodulazione, così il 22 maggio il ministero, ancora per pochi giorni guidato dalla Fedeli, approva il progetto modificato. Così il 21 giugno, con il governo Conte appena nato, il Consiglio Nazionale delle Ricerche suggella la convenzione con il Consorzio Collezione Nazionale dei Composti Chimici e Centro Screening (Cnccs) per dare vita alla tv della ricerca. E qui iniziano i problemi.
Il 10 settembre dello scorso anno il Collegio dei Revisori dei Conti del Cnr decide di chiedere l’intervento dell’Anticorruzione per sapere se la decisione del Consiglio Nazionale delle Ricerche di fare la convenzione per la tv direttamente con il Cnccs sia legittima o se fosse necessario fare una gara per selezionare il partner. Inoltre i revisori nutrivano dubbi anche sul fatto che il Cnr “non contempla espressamente nel proprio oggetto sociale la gestione di attività audiovisive e di tele radiodiffusione”. Il parere dell’Autorità guidata da Cantone è arrivato pochi giorni fa come una doccia gelata per il Cnr, per l’Istituto Superiore di Sanità (Iss) e per la Irbm Science Park.
I tre soci del Consorzio, rispettivamente con il 20%, il 10% e il 70 per cento. E sarebbe proprio la presenza della Irbm Science Park, all’interno del Consorzio, ad aver determinato la bocciatura da parte di Cantone. Perché la decisione con cui due enti pubblici, come il Cnr e l’Iss, hanno scelto di far realizzare la tv della scienza ad un consorzio dove il partner privato (la Irbm) è stato scelto senza fare una gara pubblica, non rispetta la legge. O per dirla con le parole dell’Anticorruzione: “le modalità di costituzione della società consortile CNCCS non appaiono coerenti con le previsioni del combinato disposto dell’art. 5, comma 9, del d.lgs. 50/2016 con l’art. 7, comma 5, del d.lgs. 175/2016 e già dell’art. 1, comma 2, del d.lgs. 163/2006, nonché con l’avviso espresso dall’Autorità in materia”.
Adesso bisognerà aspettare che gli Uffici di Vigilanza dell’Anticorruzione facciano il proprio lavoro, visto che, per ora, la bocciatura è arrivata dall’Ufficio del precontenzioso. Gli ispettori dell’Anac dovranno verificare come mai il Consorzio Cnccs, costituito già nel 2010, avrebbe coinvolto la Irbm senza selezionarla attraverso una gara pubblica.
Quel che è certo è che le parole pronunciate dall’allora premier, Matteo Renzi, davanti alle telecamere nella sede dell’Irbm Science Park, dove, parlando della società che lo ospitava disse “Italia è anche questo” ora, dopo la delibera dell’Anticorruzione, assumono tutt’altro significato.