di Stefano Sansonetti
Cantone supereroe. Non c’è che dire, ormai nella pubblica amministrazione non c’è nessun settore a rischio appaltopoli che non sia affidato alle capacità taumaturgiche del presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione. Così, sotto l’egida del magistrato, adesso finisce pure il delicatissimo settore dell’agricoltura. In ballo, in particolare, c’è il rinnovo del Sian, ovvero del Sistema informativo agricolo nazionale. In pratica si tratta della sensibilissima piattaforma che mette in rete le amministrazioni e attraverso la quale nel solo 2014 sono transitati 3,9 miliardi di fondi europei assegnati agli agricoltori del Belpaese. E qui non si può non far riferimento all’Agea, l’Agenzia sottoposta alla vigilanza del ministero delle politiche agricole che si occupa di destinare i suddetti fondi europei.
LO SCHEMA. Finora il Sistema informativo Sian è stato gestito dalla Sin Spa, società partecipata al 51% dall’Agea e al 49% da un drappello di aziende informatiche private come Almaviva, Ibm, Telespazio, Sofiter, Green Aus, Agriconsulting, Agrifuturo e Cooprogetti. Questi privati, che di fatto forniscono ad Agea l’impalcatura tecnologica, sono stati individuati all’epoca tramite apposita gara. Ma i loro contratti scadono a metà del settembre prossimo. Nel frattempo, però, i meccanismi di gestione del Sian sono un po’ cambiati. Con il decreto legge 51 del 2015, firmato tra gli altri dal ministro per le politiche agricole Maurizio Martina, si è stabilito che il Sistema non sarà più gestito da una società mista pubblico-privata (come finora è stata la Sin spa). Ma si sono messe nero su bianco ipotesi alternative: il Sian d’ora in poi sarà gestito direttamente dall’Agea, o tramite società interamente pubblica, ovvero mediante affidamento a terzi a seguito di una gara. Alla fine, in base a un passaggio dello stesso decreto, si è optato per l’affidamento del Sistema informativo a terzi, avvalendosi di una procedura di gara curata dalla Consip, la centrale acquisti controllata dal Tesoro. E qui arriviamo a Cantone. Proprio l’altro ieri, infatti, è stato annunciato un protocollo che affida all’Autorità anticorruzione la verifica preventiva “di tutti gli atti relativi alle procedure di affidamento” che riguardano il Sian. Volendo decifrare tutto questo meccanismo, la conclusione è che Martina e il Governo sperano che Cantone possa a monte dare una mano nel rendere più virtuoso un sistema che spesso ha fatto acqua. Se è vero, del resto, che il sistema informativo è indispensabile per indirizzare virtuosamente miliardi di fondi Ue agli agricoltori italiani (3,9 miliardi nel solo 2014), è altrettanto vero che sovente l’Agea è finita nel mirino di Bruxelles per la carenza di adeguati controlli nelle assegnazioni di denaro.
IL RISCHIO. Tutt’ora, per esempio, è in corso una procedura ad hoc a carico dell’Agenzia. E visto che in questi casi un eventuale esito negativo prevede come sanzione il taglio di una parte di fondi Ue destinati ai vari Stati, oggi il Belpaese rischia di perdere 389 milioni di euro. Che si andrebbero a sommare ai soldi persi in altre occasioni. Insomma, tutto questo consiglia da tempo un miglioramento dei meccanismi di distribuzione dei soldi, a monte del quale c’è proprio il sistema informativo Sian. Il quale, peraltro, finora ha prodotto costi non indifferenti. La Sin spa, ovvero la società mista pubblico-privata che finora lo ha gestito, nel 2014 ha avuto costi operativi per 85 milioni di euro. E’ vero che comunque l’esercizio si è chiuso con un po’ di utile (661 mila euro), ma è tempo che ci si interrogava sull’utilità di questa società. La scommessa del futuro ora passa per una nuova gara pubblica presidiata dal supereroe Cantone.
Twitter: @SSansonetti