Né utile né opportuna. Così Raffaele Cantone, procuratore di Perugia ed ex presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, definisce la cosiddetta legge bavaglio in un’intervista al Fatto Quotidiano.
Secondo Cantone le norme introdotte soprattutto con l’emendamento Costa non sono utili e una legge del genere oggi non deve essere introdotta: “Nessuna emergenza la giustifica in questo momento storico”.
Cantone contro la legge bavaglio
Il magistrato ricorda che “il ministro Nordio ha ripetuto spesso che si pubblicano troppe intercettazioni”, ma – spiega ancora – “il Garante della Privacy in più occasioni ha ricordato che siamo tornati a livelli di ordinarietà, che non ci sono più eccessi”.
Secondo Cantone, “questa legge è un passo indietro rispetto a meccanismi di trasparenza innestati con il rilascio di atti ai giornalisti da parte degli uffici giudiziari. Se qualcuno inizierà a negarle, dovranno procurarsele al mercato parallelo di chi ne ne ha disponibilità. Ovvero avvocati, magistrati, polizia giudiziaria. E per i magistrati e la pg potrebbe configurarsi un illecito disciplinare. Ritornare al mercato parallelo rappresenterebbe un arretramento culturale”.
L’ex presidente dell’Anac prosegue: “Stiamo parlando di una legge che non c’è ancora. Se è quella di prevedere il divieto di pubblicazione integrale, ma delle ordinanze si può scrivere, come già prima della riforma Orlando, non ho dubbi che sarà possibile continuare a rilasciarle, sia pure con le dovute cautele, come quelle a tutela delle parti offese. Ad esempio non rilascerei mai una ordinanza su un caso di violenza sessuale”.