Fumata bianca a Montecitorio per l’elezione di nove membri laici sui dieci previsti del Csm. Si tratta di Isabella Bertolini, Daniela Bianchini, Rosanna Natoli, Claudia Eccher, Fabio Pinelli, Enrico Aimi, Roberto Romboli, Michele Papa, Ernesto Carbone. Ha mancato l’obiettivo Felice Giuffrè, candidato di FdI, subentrato in corsa all’iniziale designato Giuseppe Valentino (nella foto).
Non si smentiscono mai. Il candidato di Fratelli d’Italia al Csm Valentino ha qualche problema con la ‘ndrangheta
Ma l’elezione è stata un parto lungo e travagliato e l’esclusione di Giuffrè impone di riavvolgere il nastro per raccontare come sono andati i fatti. In mattinata l’intesa sui 10 candidati laici da mandare al Csm tra maggioranza e opposizione sembrava raggiunta. La spartizione acquisita: 7 membri alla maggioranza (4 FdI, 2 Lega e uno Forza Italia) e tre all’opposizione (uno per il Pd, uno per il M5S, uno per Azione-Italia viva). Ma poi nel corso della votazione a Montecitorio, con il Parlamento convocato in seduta comune, qualcosa va storto.
Il M5S si mette di traverso sulla candidatura di Valentino. FdI era pronta a scommettere sull’ex sottosegretario alla Giustizia – penalista calabrese, nome storico del Msi prima e di An poi – anche per occupare la vicepresidenza del Csm. Ma sul suo nome c’è un’ombra pesante che i pentastellati non possono ignorare. Come scrive la Repubblica, Valentino è indagato a Reggio Calabria in un fascicolo collegato al maxi-processo “Gotha” sui vertici della ‘ndrangheta reggina dopo essere stato chiamato in causa da un pentito.
Da qui il no del M5S alla sua persona a cui si accoda poi anche il Pd. Un muro che costringe FdI a rinunciare alla sua candidatura per virare su Giuffrè, ordinario di Istituzioni di diritto pubblico a Catania. “Per quanto vergognosa, inconcepibile e bugiarda nessuna palata di fango potrà mai scalfire la mia credibilità, la mia onorabilità e la mia onestà. Ritiro per questo motivo la mia candidatura al Csm”, dice Valentino.
“Valentino si è tirato fuori dalla corsa per il Csm dopo essere stato mascariato con un vergognoso metodo goebbelsiano dai cinquestelle”, afferma Alfredo Antoniozzi, vice capogruppo di FdI alla Camera, in sintonia con tutti gli sdegnati del suo partito che hanno pronunciato parole in difesa del collega di partito, ex senatore, nonché presidente della Fondazione di Alleanza Nazionale dal 2017. Al M5S non piace neanche la scelta di Azione-Italia viva, vale a dire il fedelissimo renziano Carbone, famoso per il suo “ciaone”.
Ma fino a tarda sera (per far scattare l’elezione il quorum richiesto è dei 3/5 dei componenti l’Assemblea, pari a 364) non è sicuro che vada in porto l’elezione di tutti e 10 i componenti laici. Mentre i parlamentari tornano in Aula a esprimere le proprie preferenze si fanno infatti i conti: su Giuffrè non è facile raggiungere il quorum visto che quasi tutti i senatori e molti deputati avevano già votato per Valentino.
Sugli altri candidati, invece, l’intesa sembra reggere visto che si è riusciti anche a rispettare il dettato dell’ultima riforma del Csm che prevede il rispetto dell’equilibrio di genere. E a mettere in campo più donne alla fine è FdI che, oltre alla candidatura maschile, ne indica tre: Bertolini, Bianchini e Natoli. Una se la intesta anche la Lega che, oltre all’avvocato Pinelli, punta tutto sull’avvocatessa di Trento Eccher, storica legale che ha difeso la Lega e il suo leader Matteo Salvini stesso in più procedimenti negli scorsi anni.
Candidati rigorosamente maschili per Forza Italia – con Aimi – per il Pd – con Romboli, ex professore di Diritto costituzionale all’Università di Pisa che si era espresso contro la riforma costituzionale di Matteo Renzi – per il M5S – con Papa – e per il Terzo polo, con Carbone (su cui appunto c’è solo il no dei Cinque Stelle). Le Camere dunque dovranno tornare a riunirsi per eleggere un solo componente laico che manca. Ovvero per far passare la candidatura di Giuffrè. La seduta è convocata per martedì 24 gennaio.