di Matteo Vale
In pochi ci avranno pensato, ma da ormai quattro mesi, le aziende municipalizzate che si occupano di rifiuti riescono in qualche modo a garantire il servizio di raccolta senza avere la liquidità necessaria per pagare i dipendenti.
Di certo, con un effimero sospiro di sollievo, nelle famiglie non sarà passato inosservato l’altrettanto effimero risparmio sul pagamento della prima rata della tassa sui rifiuti.
La novità per il 2013 è infatti tripla: una nuova tassa che sostituisce le precedenti Tarsu e Tia, e che si chiamerà Tares.
Un aumento di quella stessa tassa, che dovrà coprire anche il pagamento dei cosiddetti ‘servizi indivisibili’ come l’illuminazione pubblica.
Il rinvio della prima rata da gennaio a luglio. Insomma, i cittadini pagheranno di più per la tassa sui rifiuti, anche se momentaneamente è stato concesso loro di non aprire il portafogli.
Dal lato delle società che garantiscono il servizio, il rinvio della prima rata costituisce anche un buco di liquidità, che potrebbe mettere in crisi, come da mesi denuncia l’Associazione nazionale dei Comuni italiani, l’intero sistema di raccolta. Succede in tutte le città, e succede anche a Roma.
Dove però la questione potrebbe diventare la prima patata bollente tra le mani del prossimo sindaco della Capitale.
Gli aumenti
L’Ama, municipalizzata capitolina che si occupa del servizio rifiuti, per ora tiene a bada le preoccupazioni sull’aumento dell’imposta: “Su alcuni organi di stampa – dicono dall’azienda – si parla di aumenti che arriveranno fino a 80 euro per famiglia.
E’ un’informazione che non trova riscontro, perché la tariffa base sui rifiuti resterà uguale a quella dello scorso anno”.
L’aumento, infatti, “riguarderà esclusivamente la copertura dei servizi indivisibili, e sarà di 30 centesimi di euro al metro quadrato su base annua”.
Fatti due conti, questo vuol dire che chi possiede un appartamento di 100 metri quadrati nella Capitale dovrà sborsare ‘solo’ 30 euro in più rispetto all’anno scorso. Una cifra che però andrà a ingolfare ulteriormente l’ingorgo di pagamenti previsti con l’arrivo dell’estate: su tutti, la prima rata dell’Imu.
Il buco di bilancio
La preoccupazione principale, che ancora non trova soluzione, riguarda invece il buco di liquidità al quale Ama sta facendo fronte dall’inizio dell’anno, proprio a causa del rinvio della prima rata della Tares.
Si tratterebbe di 170 milioni di euro per il periodo tra aprile e luglio.
Per il momento, assicura ancora l’Ama, “è aperto un tavolo tecnico che si occupa della faccenda, ma non ci sono problemi che riguardino il pagamento degli stipendi degli operatori”.
E’ solo una questione di tempo, però.
A luglio mancano ancora quattro mesi, e in mezzo ci sono le elezioni della nuova amministrazione capitolina.
I rischi
Il rischio è che l’ammanco si concretizzi proprio a ridosso dell’insediamento della nuova giunta.
Non può essere un caso, in quest’ottica, se i primi a stigmatizzare il mancato rinvio al 2014 del debutto dell’imposta siano stati, insieme al sindaco Alemanno, anche due dei candidati alle primarie del centrosinistra, Marino e Gentiloni.
Su questo versante, tra l’altro, né Ama né Campidoglio sembrano al momento essere preparati. La municipalizzata non è ancora in grado di stabilire quale sarà l’entità del buco, sebbene sia ben chiara la consapevolezza che il problema è destinato a esplodere: “Speriamo che il Campidoglio si occupi di coprire il deficit di liquidità che potrebbe compromettere il pagamento degli stipendi, anche perché l’accesso al credito bancario, come per tutte le aziende, al momento sarebbe molto difficoltoso ed oneroso”.
Il comune di Roma
Dal Campidoglio, però, non arrivano conferme sulla possibilità di anticipare gli ammanchi di Ama. Anzi. I bene informati prevedono che la municipalizzata dovrà ricorrere proprio al credito bancario.
E qualcuno dall’azienda cerca di minimizzare: “Ama è una società sana, il problema contabile potrà essere risolto senza grossi allarmismi”. Sul come e sul quando, però, grava ancora il peso delle incognite.