Indennizzo con beffa per i camionisti che hanno pagato dazio al crollo del ponte Morandi di Genova. Da una mano il governo dà i ristori, con l’altra ne chiede indietro una parte. La cifra riconosciuta per il danno subito in quei mesi, infatti, verrà decurtata. Il motivo? Sarà sottoposta alla tassazione come se fosse frutto di un reddito derivante dal lavoro. Il cortocircuito è stato denunciato alla Camera da un’interrogazione della deputata di Coraggio Italia, Manuela Gagliardi, presentata insieme al collega Raffaele Baratto. Ma il governo, di fronte alla richiesta di chiarimenti, ha fatto spallucce, scaricando le responsabilità sull’Agenza delle Entrate: questione tecnica. Mentre ha lanciato la palla al Parlamento per risolverla sul piano legislativo.
Il decreto Genova aveva previsto un ristoro di 20 milioni per i camionisti penalizzati dal crollo del Ponte Morandi
La storia è iniziata nel 2018, quando all’interno del decreto Genova è stato inserito un ristoro di 20 milioni di euro da ripartire tra i camionisti. “Il contributo era finalizzato al sostegno dei maggiori costi provocati dalla caduta del ponte”, spiega l’interrogazione depositata a Montecitorio. Nel periodo di interruzione della viabilità, i camionisti hanno dovuto fare giri più lunghi, percorrendo un maggior numero di chilometri, con costi in aumento, tra carburante e usura dei mezzi. Inoltre, ricorda l’atto presentato alla Camera, c’erano delle “difficoltà logistiche incontrate all’ingresso e all’uscita delle aree urbane e portuali del capoluogo ligure”.
Una misura ragionevole per sostenere i loro sforzi, nell’attesa che il viadotto fosse ricostruito. Solo che il supporto economico, sicuramente gradito, ha portato con sé una sorpresa tutt’altro che apprezzabile: non era specificata la natura del contributo. Così, l’Agenzia delle Entrate ha emanato una circolare, sostenendo che le cifre elargite agli autotrasportatori per il crollo del ponte Morandi concorrono alla determinazione della base imponibile dei beneficiari. Su quelle somme si devono pagare le tasse.
La versione è stata ribadita dal sottosegretario all’Economia, il leghista Federico Freni. Queste le sue parole: “Considerato che la finalità del contributo è quella di fronteggiare i maggiori oneri di gestione sostenuti dai soggetti economici colpiti dall’evento sopra menzionato, si ribadisce che lo stesso debba assumere rilevanza ai fini della determinazione della base imponibile, sulla base delle specifiche regole di determinazione ai fini dell’Irpef e dell’Ires”. Per la serie: ci accodiamo alla posizione dell’Agenzia delle Entrate. E tanti saluti alla richiesta dei camionisti del Ponte Morandi. Una situazione, per ammissione dello stesso numero due del ministro Daniele Franco, che sarebbe risolvibile con “l’introduzione di una espressa disposizione di legge”, in grado di specificare che sull’indennizzo non debba essere pagata alcuna imposta. Basta una legge, dunque.
E Gagliardi non ci sta. “Questi stanziamenti vanno considerati come un contributo per il disagio subito dal crollo del ponte, come era nell’intenzione dell’allora esecutivo che scrisse la norma”, dice la parlamentare a La Notizia. E quindi sollecita l’esecutivo: “Il decreto è un atto del governo. Si potrebbe intervenire anche con una circolare interpretativa a favore della categoria”. E, conclude Gagliardi, “sarebbe stato meglio indicare come risolvere la questione in tempi brevi, data anche la nostra assoluta disponibilità a presentare una proposta da inserire nel primo provvedimento utile, a cui però ci saremmo aspettati un via libera preliminare del ministro”.