L’Aula della Camera nega l’uso delle “captazioni informatiche” tramite un Trojan richieste dalla sezione disciplinare del Csm relative al deputato di Italia Via, Cosimo Maria Ferri, nell’ambito della vicenda della riunione all’hotel Champagne di Roma (leggi l’articolo) in cui il parlamentare discuteva della nomina del procuratore di Roma con il collega deputato Luca Lotti e con l’ex pm e allora membro dello stesso Csm, Luca Palamara.
L’Assemblea di Montecitorio ha approvato il No all’uso dell’intercettazioni informatiche con 227 voti a favore e 86 contrari (M5S e Alternativa) la relazione della Giunta volta a negare l’autorizzazione (leggi l’articolo).
La stessa Giunta, a maggioranza, aveva deliberato di proporre all’Aula della Camera di negare l’autorizzazione all’utilizzazione delle captazioni informatiche nei confronti del deputato Ferri così come contenute nella domanda trasmessa dal Csm il 2 agosto 2021.
La richiesta della sezione disciplinare del Consiglio superiore dei magistrati riguardava esclusivamente la captazione informatica, effettuata per mezzo del Trojan Horse inserito nel telefono cellulare di Palamara, di conversazioni, alle quali ha preso parte l’onorevole Ferri, avvenute il 9 maggio 2019, il 21 maggio 2019, il 28 maggio 2019 e il 29 maggio 2019.
Intercettazioni compiute nell’ambito dell’inchiesta relativa alle nomine delle procure che vedeva indagato lo stesso Palamara, oggi sotto processo per corruzione a Perugia (leggi l’articolo).
“La scelta di votare a favore della proposta del relatore di negare l’autorizzazione all’uso delle captazioni – ha detto il deputato di Liberi e Uguali e membro della Giunta, Federico Conte – nasce in ambito esclusivamente tecnico. Nessuna valutazione e nessun merito politico. Abbiamo analizzato la vicenda dal punto di vista strettamente giuridico, dentro il solo obiettivo del rispetto delle norme e della giurisprudenza costituzionale sulle guarentigie parlamentari. Resta una esigenza di chiarezza profonda sul contesto torbido all’interno del quale si è generata questa vicenda, che segna la fase più brutta della storia della magistratura, nel suo rapporto con la politica”.