Era impossibile alla vigilia, e sembra esserlo anche dopo la prima mattinata di votazione, che si raggiunga oggi una maggioranza per eleggere i presidenti di Camera e Senato. Al Senato la prima chiama ha dato un esito sconfortante: 246 schede bianche, 52 quelle per il candidato 5 Stelle, Luis Alberto Orellana, 4 le nulle, 4 per senatore del Pdl, Cosimo Sibilia, 3 per Alessandra Mussolini, 2 Compagna (Pdl), e una per Domenico Scilipoti, Emilio Colombo ed in spregio delle istituzioni e della protagonista di una vicenda drammatica, un voto è andato anche a Eluana Englaro. Si riparte alle 16, ma nulla cambierà. Domani ci si aspetta un minimo cambiamento, perché a Palazzo Madama già al terzo voto serve solo la maggioranza assoluta per eleggere il presidente, e non i due terzi come oggi. Se poi un presidente non si trova neanche così si va al ballottaggio tra i due migliori del terzo voto. Insomma, qualcosa deve muoversi.
Quello che capiterà a Palazzo Madama dipende da quello che capiterà a Montecitorio. Qui il PD e Sel possono eleggere da soli un presidente, ma un atto di forza sarebbe inutile, perché poi ogni altro passo istituzionale sarebbe impossibile. Come da previsioni quindi è stata nera la prima fumata per l’elezione del presidente della Camera. Il deputato più votato è stato Roberto Fico, candidato del M5S, che, con i 108 voti ottenuti, non ha raggiunto la maggioranza dei 2/3 necessaria per essere eletto. I parlamentari M5S (109 in tutto) hanno atteso la proclamazione del risultato in un’aula praticamente deserta. Oltre a loro presenti solo alcuni deputati Pd. I presenti in Aula, tutti votanti, erano 618. La maggioranza dei 2/3, quindi, fissata a 420 voti. Sono state 459 le schede bianche e quelle 24 nulle. 21 i voti ‘dispersi’ tra gli altri parlamentari. Tra i voti dispersi 6 sono andati al deputato Pd Daniele Marantelli, 3 al leghista Gianluca Buonanno, 2 al dem Andrea Orlando. A quota 1 Pierluigi Bersani, Silvio Berlusconi, Dario Franceschini, Maurizio Lupi, Roberto Cota, Enrico Letta, Nunzia De Girolamo, Giuseppina Castiello, Valeria Valente e Renato Brunetta. Anche qui si scende dopo due voti alla maggioranza assoluta per avere un presidente, quindi in teoria si può arrivare a un presidente, ma deve far felici tutti. Mission impossible o quasi.